CHIETI

Per tre anni costringe la moglie a dormire per terra perché russa

Inchiesta partita dopo la denuncia della vittima: 58enne patteggia due anni di reclusione, ma la pena è sospesa

CHIETI. Per tre anni ha costretto la moglie a dormire per terra. «Russi troppo forte», la rimproverava. Non solo: se quando tornava a casa la cena non era pronta sul tavolo, scattavano le aggressioni. Un teatino di 58 anni, di cui non indichiamo il nome per tutelare l’identità della donna, ha patteggiato due anni di reclusione (pena sospesa) davanti al giudice Andrea Di Berardino e al pm Marika Ponziani.

A occuparsi delle indagini sono stati i poliziotti della squadra mobile, coordinati dal vice questore aggiunto Miriam D’Anastasio e dal commissario Nicoletta Giuliante. L’inchiesta è partita dopo la denuncia presentata dalla vittima, assistita dall’avvocato Manuela D’Arcangelo. «È emerso un quadro di relazioni domestiche improntato alla unilaterale sopraffazione morale e materiale da parte del marito, che si esprime nella continua denigrazione e umiliazione della moglie, deprivata del proprio ruolo familiare e perfino della propria dignità, nonostante si tratti di persona attiva e autosufficiente»: è questo il passaggio-chiave contenuto nelle carte dell’inchiesta coordinata dal procuratore Lucia Anna Campo.

La donna, sposata con l’imputato da trent’anni, ha sopportato «continue vessazioni e umiliazioni da parte del marito, tanto che, alla fine dello scorso anno, si è determinata a chiedere la separazione». Questa circostanza «ha scatenato nell’uomo una violenta reazione: dapprima, stando a quanto denunciato, ha imposto alla moglie e alla figlia di andare via di casa e, successivamente, utilizzando la propria macchina come ariete, ha volontariamente danneggiato, colpendola più volte fino a distruggerla, l’auto della moglie». La figlia di 26 anni ha ripreso tutta la scena con il telefonino. Solo l’intervento di una volante della polizia, che è riuscita a bloccare l’uomo, ha evitato «ulteriori e più gravi conseguenze». A quel punto la moglie e la figlia hanno immediatamente abbandonato la casa «temendo per la propria incolumità». La donna ha deciso di denunciare tutto agli investigatori della seconda sezione della squadra mobile, specializzata per le violenze di genere. «Negli ultimi due-tre anni», spiegano gli inquirenti, «l’indagato è giunto a impedire alla moglie perfino di parlare, dicendole costantemente: “Stai zitta, sono bevuto e non sono padrone di me, posso fare qualsiasi cosa”». In una circostanza, il marito l’ha aggredita «sferrando un calcio alla gamba per il fatto che era tornata tardi dal lavoro e dunque non gli aveva fatto trovare la cena pronta».

In un’altra occasione, invece, il 58enne l’ha rincorsa con un attrezzo da giardinaggio «ingiuriandola e minacciandola, spaventandola al punto che non era voluta rientrare a casa». Negli ultimi mesi, il 58enne ha più volte minacciato la moglie, anche di morte, raggiungendo i luoghi dove lei lavorava. «Adesso faccio un tragedia, tu a stasera ci vuoi arrivare?», la terrorizzava.

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