Piani per le emergenze: 57 Comuni ancora fermi 

Sindaci in ritardo nell’aggiornamento del documento per affrontare le calamità E Borrelli conferma: tocca alla Regione occuparsi della pianificazione provinciale

CHIETI. In provincia di Chieti, 57 Comuni non hanno ancora avviato le procedure per aggiornare il piano d’emergenza. Si tratta di un documento indispensabile per «la prevenzione dei rischi» e per «favorire un’efficace gestione» di eventuali calamità, dai terremoti fino alle nevicate. Il dato è venuto fuori durante l’incontro di giovedì tra i sindaci, il capo dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli e il prefetto Giacomo Barbato che, a più riprese, ha invitato i primi cittadini a mettersi in regola.
La riunione a Palazzo del governo è stata convocata proprio per consentire ai rappresentanti degli enti locali di avere chiaro il quadro normativo e per ribadire, ancora una volta, il percorso da seguire: i sindaci possono avvalersi del Centro funzionale della Regione, «incaricato di supportare tecnicamente e in forma gratuita i Comuni». Ma, nel Chietino, sono solo 10 quelli che hanno già aggiornato il piano. Trentasette Comuni hanno dato il via all’iter per elaborare il documento, mentre 57 – stando all’ultimo aggiornamento della Regione – sono ancora immobili.
Passando al piano provinciale d’emergenza, Borrelli ha confermato quanto già sottolineato dal prefetto Barbato in una circolare di inizio settembre: in Abruzzo «le funzioni amministrative in materia di protezione civile attribuite alla province sono state trasferite alla Regione». In tal senso va letta la decisione del governatore Marco Marsilio di convocare per lunedì una riunione con i prefetti di Chieti, L’Aquila, Teramo e Pescara. In ogni caso, già il 23 febbraio del 2018, la prefettura teatina ha adottato un documento in cui sono state «rielaborate le procedure fondamentali da attuare tempestivamente nelle ipotesi di eventi calamitosi, con l’obiettivo di garantire una più efficace gestione delle emergenze di protezione civile, attraverso un modello di intervento flessibile e condiviso con tutte le componenti territoriali».
A conclusione di un vivace confronto con i sindaci, «come presidente del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica», ha concluso il prefetto Barbato, «voglio ribadire che al primo posto viene sempre l’incolumità della persona».