Picchiato e ricattato fa arrestare l’estorsore

Giovane teatino perseguitato perché non riusciva a restituire un prestito cittadino albanese bloccato dalla polizia con i soldi estorti alla vittima

CHIETI. Un prestito di tre mila euro, l'impossibilità di riuscire a ripagarlo, le minacce e la disperazione fino al tentato suicidio. Una brutta storia che ha coinvolto un trentenne della provincia di Chieti. Dopo ripetute minacce, sfociate anche in un pestaggio, l'uomo ha deciso di raccontare tutto alla questura di Chieti.

Da qui è scattata l'operazione della squadra mobile, diretta da Francesco Costantini, che ha portato lunedì pomeriggio all'arresto di Bledar Shehaj, 31 anni, originario di Fier in Albania, residente a Ripa Teatina. L'albanese, agli arresti nel carcere di Madonna del Freddo, è accusato di estorsione ma anche di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio. In casa di Shedaj gli agenti hanno ritrovato, infatti, nascosti in una calzatura da lavoro, 10,8 grammi di cocaina e 1,9 di marjuana. Il caso è stato seguito e coordinato dal pubblico ministero Marika Ponziani. «L'operazione», dice Costantini, «è scattata dopo la denuncia da parte della vittima. L'uomo, trentenne dell'entroterra teatino, è arrivato da noi con il viso tumefatto . Ci ha raccontato di aver contratto un debito di circa 3 mila euro con l'arrestato e di essere caduto vittima da alcuni mesi di minacce e vessazioni per ripianare il debito». Sopraffazioni che nel tempo sono diventate sempre più pesanti, fino ad arrivare a un vero e proprio pestaggio fisico, da parte di un gruppo di uomini, riconducibile, stando agli inquirenti, all'arrestato. La polizia sta chiarendo anche il perché del prestito, se legato, come appreso in un primo momento, all'avviamento di un'attività commerciale o ad altro. «Il giovane ci ha raccontato anche», continua Costantini, «di aver tentato il suicidio, andato a monte grazie all'intervento immediato della madre». Un debito, dunque, che al giovane trentenne avrebbe potuto costare anche la vita. La donna, stando sempre al racconto degli inquirenti, ha sentito il rumore di una sedia che cadeva a terra nella camera del figlio ed è corsa nella stanza, evitando il peggio anche grazie all'aiuto provvidenziale di un vicino. Gli uomini della squadra mobile hanno osservato il massimo riserbo sulle generalità della vittima, per proteggerne privacy e incolumità. Diversi, invece, i dettagli offerti sull'operazione. Dopo il racconto del ragazzo, è stata organizzata una trappola per Shehaj, proprio attraverso quel denaro che chiedeva alla vittima da mesi. Gli agenti hanno fotocopiato le banconote che la vittima stessa avrebbe consegnato a Shehaj. Uno scambio seguito a breve distanza dagli agenti, che dopo la consegna sono immediatamente intervenuti, bloccando il mezzo sul quale viaggiava l'albanese e, arrestandolo in flagranza del reato di estorsione.

La polizia, infatti, è andata avanti con la perquisizione dell'abitazione di Bledar Shehaj, rinvenendo sostanze stupefacenti nascoste in una calzatura da lavoro, cocaina e marijuana, oltre che materiale per il confezionamento delle sostanze e un bilancino di precisione. Elementi che hanno fatto maturare l'accusa di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. Nell'abitazione, inoltre, c'era anche il cognato dell'arrestato, ai domiciliari per lesioni e tentato omicidio, la cui posizione è ora al vaglio degli inquirenti per chiarirne l'eventuale coinvolgimento nella vicenda teatina.

Sipo Beverelli

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