Pochi bus e verde trascurato

La protesta dei residenti: erba alta, topi e pericoli nel parco

CHIETI. A Madonna del Freddo, zona Levante, tra verde pubblico incustodito e trasporto urbano poco efficente, i residenti sono pronti a dire la loro.  «Sono quasi una ventina d'anni che il parco vicino alla zona commerciale Levante, quella interna al quartiere, è praticamente incustodito», commenta Vanessa Zappacosta, da sempre residente a Madonna del Freddo.  «Certo, quando l'erba alta diventa eccessiva arrivano gli operai comunali a potarla, ma il potenziale, viste le sue dimensioni, per poter diventare un percorso vita come quello allo Scalo ci sono tutte».  L'abbandono dell'area verde è dovuto, ci spiegano anche altri residenti, alla sua originaria finalità: la costruzione di una chiesa di cui, ancora oggi, è visibile una base in cemento con profonde buche contenenti materiale edile e, tuttavia, non efficacemente recintato.  «Il parco è vincolato al culto», spiega Antonio Candeloro dell'omonima tabaccheria e ricevitoria al Levante.  «Non che nella nostra zona manchi del verde, si intende. Ma con il completamento dei lavori al parco pubblico e il già esistente parco in onore ai caduti all'ingresso del quartiere, di fronte ai vigili del fuoco, quello in questione, limitrofo alla nostra zona commerciale, dei tre lascia maggiormente a desiderare, avendo però un ottimo potenziale».  Il parco, attualmente, è recintato solo in alcuni punti e nei periodi più caldi a volte viene anche frequentato dai bambini per giocare.  «Di pericoloso ci sono topi e serpenti nel parco, ma la lastra di cemento resta comunque un elemento da non sottovalutare, perché ha dei fori enormi in cui i bambini potrebbero farsi del male», aggiunge Vanessa Zappacosta.  «E se proprio non può essere destinato a migliori finalità perché terreno vincolato, almeno una buona recinzione sarebbe il minimo per metterlo in sicurezza».  Ma al caso del parco si aggiunge un problema anche più urgente relativo ai trasporti cittadini.  «Per il parco basterebbe poco a renderlo più decorso», continua Antonio Candeloro, «anche se dai residenti sento molte più lamentele per il trasporto pubblico. Ad esempio, una persona che deve recarsi all'ospedale se con la macchina ci impiega cinque minuti, in autobus può arrivare anche ad oltre un'ora di tempo, con il vincolo del cambio di mezzo».  Il percorso tipo per raggiungere la zona di via dei Vestini, e quindi l'ospedale o l'università, implica infatti il cambio di autobus a Sant'Anna, con la relativa attesa del mezzo successivo per un totale, sempre a detta dei residenti, di oltre un'ora, a volte anche un'ora e mezza.  «In sostanza, gli anziani, che sono i passeggeri più numerosi sui mezzi pubblici, se vogliono raggiungere l'ospedale al mattino hanno il primo autobus, il Sette, nientemeno che alle sei» conclude Candeloro.  «Poi a Sant'Anna devono fare il cambio con l'Uno, il quale a sua volta attraversa la città prima di giungere a destinazione. Insomma, un paio di chilometri vogliono dire anche oltre un'ora di viaggio».

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