Re in fuga dal porto: la ricorrenza ha 76 anni 

Le testimonianze raccolte dal Museo della battaglia con il racconto del pescatore Recchini

ORTONA. «Da questo porto la notte del 9 settembre 1943 l’ultimo re d’Italia fuggì con la corte e con Badoglio, consegnando la martoriata patria alla tedesca rabbia. Ortona repubblicana dalle sue macerie e dalle sue ferite grida eterna maledizione alla monarchia dei tradimenti del fascismo e della rovina d’Italia, anelando giustizia dal popolo e dalla storia nel nome santo di repubblica». La lapide alla radice del molo nord del porto di Ortona ricorda un episodio che ha fatto la storia. La giornata di ieri di 76 anni fa segnò la fuga del re Vittorio Emanuele III, che partì da Ortona alla volta della Puglia a bordo della corvetta Baionetta. Una data storica di cui la città conserva testimonianze grazie al Museo della battaglia (Muba) di Ortona. In un filmato della collezione di interviste che fa parte della banca della memoria dello stesso Muba, sono registrate le parole del pescatore Aldo Recchini che aiutò il re a fuggire. All’epoca di quell’evento storico aveva sedici anni: «Un nutrito gruppo di carabinieri venne a cercare me e mio zio», raccontava anni fa davanti ad una telecamera. Alla domanda del perché di quella chiamata non gli fu data una spiegazione dettagliata. «Ci dissero che dovevamo andare alla marina per una missione e notammo la presenza di altri nostri amici pescatori». Giunto al porto iniziò a vedere una lunga colonna di automobili arrivare dai Saraceni verso il molo. Poi una nutrita schiera di soldati: «È in quel momento che abbiamo riconosciuto il re», ammetteva Recchini nel video.
Con le loro barche i pescatori ortonesi trasportarono i reali a bordo della Baionetta, che non aveva attraccato al porto e sulla quale c’era già Badoglio il quale si era imbarcato a Pescara. E Recchini aiutò il re a salire sul peschereccio: «Si è appoggiato sulla mia spalla per imbarcarsi», svelava il pescatore, ed una volta a bordo «è rimasto per tutto il tempo in silenzio. Lo abbiamo fatto sedere sulle casse di pesce vuote coperte con una vela». Fu l’inizio del tragitto che portò i Savoia alla Baionetta con la quale si diressero a Brindisi, l’inizio della fuga del re. (a.s.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.