San Vito, rischia il crollo il trabocco di D’Annunzio

Distrutti dalle mareggiate la passerella e il casotto. Appello per una raccolta di fondi

SAN VITO. È uno dei simboli di San Vito. È l’unica macchina da pesca di proprietà di un Comune ed è uno delle più antiche bilance da pesca realizzate sulla costa (1871), nota a tutti perché descritta da Gabriele D’Annunzio nel “Trionfo della morte”.

È il trabocco Turchino che rischia di essere inghiottito dal mare, devastato dalle mareggiate, se non si interviene immediatamente. «La situazione è critica, la passerella è semidistrutta e la piattaforma dove sorge il casotto della pesca sta per sprofondare», dice Roberto Nardone, consigliere comunale del gruppo di opposizione San Vito Bene Comune. «Urgono interventi. Non si tratta di una questione politica, anche se l’amministrazione comunale ha delle responsabilità precise perché poteva investire i soldi anziché in progetti chimerici, come il progetto preliminare del porto turistico da 340 mila euro, nella manutenzione dei beni propri, ma di salvare uno dei simboli del paese e della costa. Vorremo lanciare l’idea di una raccolta fondi per fare i lavori».

E i lavori riguardano un po’ tutto il trabocco: mancano tratti della passerella, la piattaforma e il casotto da pesca sono fortemente inclinati a causa del parziale cedimento delle travi di sostegno che sono sprofondate in mare. Insomma è un lontano ricordo di quella “grande macchina pescatoria, simile allo scheletro colossale di un anfibio antidiluviano” descritto dal Vate nel 1889. Ora, ad accogliere i turisti, alla porta del trabocco c’è solo il nastro bianco e rosso di delimitazione delle aree pericolose e un cartello con su scritto: “Trabocco pericolante. divieto di accesso”.

«Ci stiamo occupando del problema», dice il sindaco Rocco Catenaro, «il trabocco è stato già visionato da un architetto che ha calcolato che servono almeno 40 mila euro per sistemarlo. Purtroppo i fondi non ci sono. Stiamo però operando su due fronti per il recupero: chiedendo aiuto ai privati e cercando fondi provinciali o regionali. Gli ultimi interventi risalgono al 2005 e le mareggiate e la fragilità del trabocco ne hanno risentito. La speranza è che la situazione non peggiori, ma questo dipende anche dal mare».

Certo è che otto anni senza manutenzione sono tanti per ogni struttura, figurarsi per una macchina da pesca così delicata.

Teresa Di Rocco

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