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Scovato un altro garage del sesso a San Salvo

È il quinto individuato sulla riviera dai controlli antiprostituzione della polizia municipale

SAN SALVO. Si allunga la lista delle alcove scoperte dalla polizia municipale di San Salvo sulla riviera. L’ultimo garage, il quinto, trasformato in locale per presunti incontri a luci rosse è stato individuato dai vigili urbani diretti dal comandante Saverio Di Fiore.

L’operazione, che ha come fine la lotta all’abusivismo ma soprattutto alla prostituzione, è partita due settimane fa da una serie di verifiche in due condomini sul lungomare. Di Fiore rimetterà un dettagliato rapporto nelle mani dell’autorità giudiziaria appena i controlli, estesi anche al centro storico e alle contrade, saranno terminati. Spetterà poi ai magistrati decidere.

Le indagini, intanto, proseguono e proseguono, intanto, anche i blitz dei vigili urbani di San Salvo. L’obiettivo è censire l’entità del nuovo fenomeno emerso nelle scorse settimane su segnalazione di alcuni cittadini: garage e rimesse trasformati in alcove per incontri a luci rosse, con affitti in nero gonfiati, in cambio di un occhio chiuso sull’attività svolta negli immobili che in origine, ovviamente, avevano una diversa destinazione d’uso. I proprietari compiacenti potrebbero avere guai di natura penale: per loro potrebbe scattare l’ipotesi di favoreggiamento della prostituzione.

Domani, intanto, dovrebbe arrivare al capolinea un processo iniziato nove anni fa a carico di cinque indagati coinvolti nell’operazione “Tacchi a spillo”. La vicenda risale al 2006. Sono cinque gli imputati: i gestori di un locale notturno, il titolare di un residence, una romena di 33 anni e un operaio. Per loro l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione. Accuse che i legali contestano con determinazione.

«Non c’è mai stato nulla di tutto questo. Le ragazze hanno sempre fatto tutto quello che volevano», insistono da anni i difensori, gli avvocati Antonello e Giovanni Cerella, Nicola Chieffo, Elisa Pastorelli e Bernardo Masciarelli.

Decine i testimoni ascoltati e molti saranno ancora sentiti. La vicenda partì da una indagine della Digos e del commissariato di Vasto. Il presunto “giro di squillo” sarebbe stato avviato con l’arrivo a Vasto di ragazze romene con permessi turistici. Una cinquantina le straniere che, secondo gli investigatori, sarebbero state ingaggiate a turno. Le prestazioni sarebbero avvenute all’esterno di un locale. Ma gli indagati continuano a rigettare le accuse con determinazione. (p.c.)

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