Soldi, sesso e voti per avere la cittadinanza: 8 indagati

27 Settembre 2025

Sistema illecito tra Borrello e Montebello sul Sangro: i due sindaci sotto accusa. Tra i reati contestati, associazione a delinquere e corruzione

LANCIANO. Un sistema capace di trasformare la pubblica amministrazione di due piccoli comuni del Sangro in un mercato di cittadinanze italiane, dove i favori non si pagavano solo in denaro ma anche con voti e prestazioni sessuali. È questo lo scenario, dettagliato e grave, delineato dalla procura della Repubblica di Lanciano nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di otto persone, atto prodromico alla richiesta di processo.

L’inchiesta – coordinata dal procuratore Mirvana Di Serio e dal pubblico ministero Miriana Greco e condotta dai carabinieri della compagnia di Atessa – ipotizza l’esistenza di due distinte associazioni per delinquere che, attraverso una catena di falsi e atti di corruzione, avrebbero garantito la residenza, e di conseguenza la cittadinanza, a numerosissimi cittadini sudamericani. Secondo l’impianto accusatorio, il meccanismo illecito ha potuto contare sulla partecipazione attiva di due sindaci e di un addetto dell’Ufficio anagrafe, figure chiave per oliare gli ingranaggi della macchina burocratica e dare una parvenza di legalità alle pratiche.

Il contesto è quello emerso già da altre inchieste. Poiché in Italia vige lo ius sanguinis – cioè diventa cittadino per nascita «il figlio di padre o di madre cittadini» senza un limite di generazione – in molti scavano nel proprio albero genealogico, sperando di scoprire parenti italiani emigrati in Sudamerica. Poi, però, spesso i parenti non esistono. E allora vengono architettati questi sistemi completamente fuorilegge e prendono corpo tradimenti istituzionali, per adesso solo presunti, celati dietro la facciata di normalità di piccoli municipi.

La prima associazione, operativa dal luglio 2022 tra Borrello e Montebello sul Sangro, era dedita a favorire cittadini prevalentemente argentini. Al vertice, con il ruolo di promotori e organizzatori, gli inquirenti collocano la 59enne di origine argentina Marcela Elena Clavaschino e il 56enne, anche lui argentino, Adrian Mario Luciano. A questo sodalizio, secondo l’atto d’accusa, hanno preso parte in qualità di «partecipi» il sindaco di Borrello, il 50enne Armando Di Luca, il primo cittadino di Montebello sul Sangro, il 47enne Nicola Di Fabrizio, e l’addetto all’anagrafe di entrambi i comuni, il 70enne Luciano Nicola Giampaolo. Il gruppo avrebbe ricevuto in cambio somme di denaro «periodicamente e continuamente», stimate tra i 2.500 e i 5.000 euro per ogni richiedente, utilizzando allo scopo immobili disabitati, all’insaputa dei legittimi proprietari, gli indirizzi di Clavaschino e Luciano e il bed&breakfast da questi gestito a Borrello.

Parallelamente, a partire dal luglio 2023, l’imbroglio si è ulteriormente allargato: nel solo comune di Montebello sul Sangro avrebbe operato una seconda associazione criminale, specializzata nelle pratiche per cittadini brasiliani. A promuovere e organizzare questo secondo gruppo sarebbe stato Mauro Paolini, 66 anni, un ex ufficiale di anagrafe che avrebbe messo a frutto la sua esperienza per creare un canale illecito alternativo. Anche in questo caso, le accuse indicano come «partecipi» il sindaco Di Fabrizio e l’impiegato Giampaolo, che emergono così come le figure interne all’amministrazione presuntamente coinvolte in entrambi i sistemi. A completare la mappa di questa seconda cellula, che avrebbe usato come base logistica un immobile in via Riga, si collocano, sempre come partecipanti, i brasiliani Felipe Leonardo Carrer Cruz, 26 anni, e Marcos Carrer Cruz, 62 anni.

Il quadro accusatorio va oltre la semplice associazione a delinquere e si addentra in un presunto sistema di corruzione capillare. Secondo gli inquirenti, la disponibilità dei pubblici ufficiali era comprata con varie utilità. A Giampaolo, perno operativo di entrambi i gruppi, si contesta di aver ricevuto non solo soldi, ma anche prestazioni sessuali da Marcela Clavaschino, oltre a omaggi e sconti per le consumazioni nelle attività gestite dall’argentina e dal compagno tra Montebello e Borrello e al pagamento del canone di locazione per l’appartamento della sua ex moglie. Al sindaco Di Luca la procura addebita di aver ricevuto somme di denaro «non quantificate» e altre utilità ben definite, tra cui i voti in suo favore da parte dei cittadini argentini in occasione delle elezioni amministrative dell’8 e del 9 giugno 2024, in cambio della sua compiacenza nel firmare centinaia di false iscrizioni anagrafiche. Elezioni che lo hanno poi confermato primo cittadino. Anche al sindaco di Montebello, Nicola Di Fabrizio, viene contestato di aver ricevuto soldi – anche in questo caso non quantificati – per compiere atti contrari ai doveri del suo ufficio.

Alla base di tutto, vi era una sistematica attività di falso. La procura contesta a Di Luca e Giampaolo il falso ideologico continuato per la montagna di certificati emessi a Borrello. Analoga accusa è mossa a Di Fabrizio e Giampaolo per le pratiche di Montebello. A queste si aggiungono le contestazioni per la creazione di false comunicazioni di ospitalità e fittizie dichiarazioni sostitutive di atti di notorietà.

Gli otto indagati – assistiti dagli avvocati Paolo Valentino Sisti, Diana Peschi, Augusto La Morgia, Sergio Della Rocca, Massimo Galasso, Roberto Crognale e Giovanni Carlo Esposito – hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive o chiedere di essere interrogati per respingere le pesantissime accuse. Sarà poi la procura a decidere se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio per un’inchiesta che accende un faro sul presunto abuso della funzione pubblica al servizio di interessi privati, svelando un meccanismo che aveva trasformato un diritto in una merce di scambio e il silenzio dei municipi semi-deserti in un rumore di fondo per affari che corrodono l’idea stessa di Stato.

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