Sparatoria nel negozio: paura e due feriti

E’ la vendetta contro un commerciante L’ex socio finì nel mirino sette mesi fa

VASTO. L’uomo vestito di nero scende in fretta ed entra in silenzio. Poi spara. Quattro colpi in rapida successione prima di risalire sulla moto del complice e lasciarsi alle spalle due feriti e una mattinata di terrore. Sono le 10,30 quando volano urla e pallottole all’interno di Reef, negozio di acquari e pesci, lungo il trafficatissimo corso Mazzini. Si capisce subito che è un avvertimento, forse una vendetta.

Nel mirino il gestore del locale. E altrettanto subito spunta il collegamento con una storia simile finita a colpi di pistola. Allora fu intimorito l’ex socio del commerciante. La ricostruzione. Nel negozio sono in cinque: il gestore Ettore Bitritto, 31 anni di Vasto, due agenti di commercio arrivati da Foggia per consegnare un piccolo squalo e due operai vastesi impegnati a realizzare un divisorio in cartongesso.

Quando entra l’uomo armato, Bitritto e i due agenti di commercio stanno sistemando lo squalo in un acquario. Il motociclista, col volto coperto da un casco integrale, spara due colpi di pistola calibro 7,65 sul pavimento, poi punta l’arma anche verso gli operai e fa fuoco altre due volte. Da una distanza di cinque metri. Nel vicino bar Manhattan caffé e nel piazzale del distributore Api una ventina di clienti sente i colpi e pochi istanti dopo assiste alla fuga dell’uomo armato e del complice.

La moto da cross schizza via, zigzagando fra le auto in coda, verso viale Giulio Cesare. Due in ospedale. Un proiettile rimbalza sul pavimento e colpisce alla coscia sinistra Fabio Altieri, 24 anni di San Paolo di Civitate (Foggia). L’agente di commercio è ricoverato in ospedale con una prognosi di 15 giorni. Ferito anche uno dei due operai, Cesare Colangelo, 23 anni di Vasto, colpito al braccio sinistro e al torace.

Il manovale sarà operato per estrarre il proiettile, ma i medici già hanno sciolto la prognosi (20 giorni). Le altre persone all’interno si riparano fra gli acquari e restano illese. Fra queste anche il vero obiettivo di chi ha sparato: il commerciante. Gli altri quattro, per gli investigatori, hanno solo la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il passato ritorna. Bitritto viene portato in commissariato e ascoltato dalla polizia per un’ora. Non fornisce molti particolari e neppure troppi indizi. Allora gli agenti scavano nel passato del giovane. E spulciando nell’archivio del computer salta fuori qualche cosa di «interessante». Quattro anni fa il giovane commerciante fu coinvolto in un’inchiesta su un traffico di droga.

Dopo quella vicenda mise su un’attività commerciale (sempre vendita di animali) in viale D’Annunzio. Con lui collaborava Alessio Maccarone, 31 anni di Vasto. Il negozio chiuse dopo un incendio sospetto. Cose che capitano, a Vasto. Ma sembra quanto meno strana l’altra coincidenza scoperta dalla polizia: alla fine di marzo di quest’anno furono esplosi tre colpi di pistola contro la finestra dell’abitazione di Maccarone, in via De Gasperi nel quartiere San Paolo.

Il giovane aveva lasciato il carcere da appena 48 ore. Un attentato in piena regola. Con una pistola calibro 7,65. Come quella utilizzata ieri mattina. Ma ieri i colpi sono stati esplosi anche ad altezza d’uomo. Mai la criminalità nel Vastese aveva mirato tanto in alto. Nel corso dell’indagini sulle pistolettate “indirizzate” a Maccarone si ipotizzò una vendetta, forse per una storia di droga. C’entra la droga anche stavolta? Magari un debito mai saldato?

Le indagini della polizia, coordinate dal sostituto procuratore Irene Scordamaglia, imboccano una pista precisa ed escludono categoricamente il racket delle estorsioni. «Mai ricevuto minacce». Anche davanti ai taccuini Ettore Bitritto taglia corto, così come aveva fatto di fronte al sostituto commissario Domenico Perrozzi. «Non so chi possa aver fatto una cosa simile. Il passato non c’entra»: afferma, spaventato.

Poi, si allontana, col maglione macchiato di sangue dell’operaio ferito. Un passo falso. La polizia lavora su un’altra traccia preziosa. Un testimone annota parte dei numeri e delle lettere della targa della moto. Il passeggero tenta di coprirla con la mano. Inutilmente. Per i due fuggitivi può rappresentare un passo falso.