Spariti i soldi per le aste avvocato a processo

È accusato di avere raggirato 28 clienti con un ingiusto profitto di circa 3 milioni e di evasione fiscale per 1,5 milioni. A giudizio anche un parente per riciclaggio

LANCIANO. Dovranno presentarsi davanti al tribunale collegiale il 25 settembre, Domenico Frattura, 47 anni, avvocato di Lanciano, e Alessandro Costantini, 32 anni, parente di Frattura, anche lui di Lanciano. Il primo dovrà spiegare la presunta truffa messa in piedi verso 28 persone alle quali avrebbe preso soldi per operazioni che prevedevano l’acquisto di immobili nelle aste giudiziali ma alle quali non avrebbe partecipato. Dovrà anche rispondere di appropriazione indebita ed evasione fiscale. Il secondo dovrà chiarire l’accusa di riciclaggio dei soldi che avrebbe ricevuto da Frattura. A decidere per il rinvio a giudizio dei due è stato il giudice Flavia Grilli che ha però prosciolto Frattura dall’accusa di esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

I fatti che portano i due dinanzi al collegio sarebbero avvenuti tra il 2006 e il 2007. Secondo l’accusa Frattura con artifizi e raggiri ha indotto in errore almeno 25 persone su alcune transazioni, in particolare sull’acquisto di immobili in aste giudiziarie, che diceva falsamente di essere andate a buon fine. Poi prospettava l’impiego del denaro ricevuto dai finanziatori, in vantaggiose operazioni economico-finanziarie in realtà inesistenti. Avrebbe così accumulato un ingiusto profitto pari a 2.700.000 euro. Altri 90 mila euro li avrebbe ricevuti da tre persone che gli affidarono i soldi per l’acquisto, tramite asta, di immobili a Pescara.

L’ammontare dei soldi è da verificare anche perché pare che all’inizio, come emerse dalle indagini condotte dalla guardia di finanza di Lanciano, l’avvocato restituisse i soldi che prendeva, utilizzando gli euro versati dai nuovi clienti.

Frattura deve anche rispondere di appropriazione indebita, pari a 30 mila euro, e di evasione fiscale pari a 1.472.000 euro.

A giudizio andrà anche Costantini per riciclaggio. Secondo il capo di imputazione nella consapevolezza della provenienza illecita dei soldi, dopo aver ricevuto da Frattura le somme di denaro provenienti dall’attività fraudolenta, confluite nei propri conti bancari accesi in diversi istituti di credito, Costantini «eseguiva operazioni di prelievo ed extra conto per ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa».

Teresa Di Rocco

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