Atessa

Stellantis Atessa, la fabbrica si fa più piccola. Incentivi ai lavoratori per andare via: lasciano in 402. Fiom: «Non c’è più futuro»

11 Giugno 2025

La crisi dell’Automotive in Abruzzo; c’è l’accordo per la fuoriuscita. Operai, impiegati e quadri hanno tempo fino al prossimo 31 ottobre per dare l’adesione: tutte le condizioni in base all’età

ATESSA. È accordo sull’uscita incentivata di 402 dipendenti tra operai, impiegati e quadri dello stabilimento Stellantis Europe Atessa che nell’arco di 48 mesi abbiano raggiunto i requisiti per la pensione. Nel tardo pomeriggio di ieri si è arrivati alla sigla del contratto preliminare tra la direzione aziendale, le segreterie territoriali di Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr e le relative rsa del plant Stellantis Atessa.

L’ACCORDO Da mesi si vociferava dell’applicazione della cosiddetta “Separation” anche nello stabilimento della Val di Sangro, così come accaduto per altri plant del gruppo in Italia. Si tratta a tutti gli effetti di licenziamenti collettivi, ma con il placet di un accordo con i sindacati che prevede l’erogazione di bonus finanziari per concludere il ciclo lavorativo all’interno dell’azienda. E in un periodo come quello che il mondo automotive sta vivendo, la “Separation” può essere salutata come una sorta di compensazione.

QUALI TERMINI Si ha tempo fino al 31 ottobre 2025 per aderire. L’iniziativa riguarda operai, impiegati e quadri a cui mancano due anni alla pensione e a cui l’azienda erogherà, per il periodo di permanenza in Naspi, un importo lordo a titolo di incentivazione all'esodo che, sommato al valore delle mensilità di Naspi spettanti, è pari al 90% della retribuzione lorda del dipendente interessato. Qualora il dipendente, per maturare i requisiti per il raggiungimento di un trattamento pensionistico, necessiti di ulteriori periodi di contribuzione, per un massimo di ulteriori 24 mesi oltre al periodo massimo di erogazione del trattamento di Naspi, l’azienda erogherà a titolo di incentivazione all’esodo, per il biennio, un importo lordo pari al 70% della retribuzione lorda del dipendente interessato, nonché un’ulteriore somma lorda equivalente alla valorizzazione degli importi dovuti a titolo di contributi. Gli stessi criteri saranno adottati anche per i dipendenti che avessero bisogno di un analogo periodo di tempo per raggiungere l’età minima prevista dall’attuale legislazione per acquisire il diritto alla pensione di vecchiaia. Ai dipendenti (operai, impiegati e quadri) il cui rapporto di lavoro sarà risolto da parte aziendale, che non maturino i requisiti per un trattamento pensionistico nell’arco dei 48 mesi dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, l’azienda erogherà importi rispettivamente in base all’età anagrafica: 55 anni e oltre: 33 mensilità più 30.000 euro; tra 50 e 54 anni: 30 mensilità più 30.000 euro; tra 45 e 49 anni: 24 mensilità più 30.000 euro; tra 40 e 44 anni: 18 mensilità più 20.000 euro; tra 35 e 39 anni: 12 mensilità più 20.000 euro.

LO STABILIMENTO Attualmente nella fabbrica dei furgoni commerciali leggeri a marchio Fiat Professional, Peugeot, Citroën, Opel e Toyota (oltre a un accordo recente con Iveco per due modelli di furgone completamente elettrici) lavorano 4.800 dipendenti. Negli anni d’oro, prima della crisi del 2008, si arrivava a quasi 7mila tute blu. Il plant, in regime di contratti di solidarietà dal 12 maggio per ridurre l’orario di lavoro ed evitare licenziamenti, produce oggi circa 850 veicoli al giorno con 650/700 dipendenti in solidarietà. È questo il probabile numero di esuberi dello stabilimento. Ma se si è arrivati a stabilire a 402 il numero dei potenziali lavoratori in uscita, significa, con molta probabilità, che l’azienda ha già calcolato, in base alle richieste, il numero di chi, volontariamente, sarà disposto a lasciare le catene di montaggio dietro incentivo.

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                                                   REAZIONI: LA FIOM

“Un nuovo colpo all’occupazione” che, rimarca la Fiom Cgil in una nota, “porterà alla perdita di altri 427 posti di lavoro”. Il piano infatti prevede 400 esuberi nell’ex Sevel, 25 in Stellantis Plastics e 2 negli enti centrali. “Una riduzione – afferma Alfredo Fegatelli, segretario generale Fiom Chieti – che si aggiunge, nella ex Sevel, alla già consistente emorragia occupazionale degli ultimi anni: da circa 6.000 addetti del recente passato si è passati agli attuali 4.800, un calo netto che non lascia spazio all’ottimismo. A essere colpiti, però, non sono solo i lavoratori direttamente coinvolti nella procedura”. Il sindacato evidenzia come, nel tempo, “centinaia di lavoratori somministrati non siano stati stabilizzati o confermati, contribuendo ulteriormente al progressivo svuotamento dell’organico. Parallelamente, cala anche la produzione: se fino a poco tempo fa lo stabilimento realizzava circa 1.250 furgoni al giorno, oggi la quota è scesa a 850-870″. Un dato che, secondo la Fiom, sembra destinato a rappresentare il nuovo standard, in assenza di segnali di rilancio. Alla luce di questo scenario, Fiom”ha deciso di non firmare l’intesa. Non possiamo avallare una politica fatta solo di uscite volontarie – spiegano dal sindacato – in assenza di un piano industriale, di investimenti e di una visione per il futuro del sito e del territorio”.

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                                                     REAZIONI: IL PD

"La situazione nello stabilimento Sevel di Atessa è sempre più critica, con l'evidente e preoccupante mancanza di visione e di intervento da parte delle istituzioni. A soli due giorni dalla comunicazione di un aumento contrattuale, che in questo contesto assume i contorni di una vera e propria beffa, si registrano ben 400 uscite di lavoratori senza che siano previste nuove assunzioni. Questa drastica riduzione di personale, unita all'incertezza che aleggia sul futuro dello stabilimento e del suo indotto, genera una forte preoccupazione per il mantenimento dei livelli occupazionali in un'area già fragile". Lo afferma il responsabile Economico per il Pd Abruzzo, Gianni Cordisco. "La mancanza di una chiara e incisiva politica industriale, sia a livello regionale che nazionale - sottolinea - aggrava ulteriormente la situazione, lasciando i lavoratori e le loro famiglie in uno stato di profonda incertezza. Le organizzazioni sindacali denunciano da tempo la necessità di un intervento urgente e concreto per tutelare i posti di lavoro e garantire la continuità produttiva di uno stabilimento che rappresenta un pilastro strategico per l'economia dell'intero territorio abruzzese. È inaccettabile che, a fronte di sacrifici continui da parte dei lavoratori, non vi sia un impegno tangibile e coordinato da parte delle istituzioni per sostenere un settore così vitale". Il Pd chiede quindi "un'immediata presa di posizione da parte della Regione Abruzzo e del Governo nazionale, affinché si attivino con urgenza tutte le misure necessarie a salvaguardare il futuro di Sevel Atessa e dei suoi lavoratori". Citando anche la crisi della Varcotex in Val Sinello e della Purem a Villa Zaccheo, che "lascia a casa circa 50 famiglie", Cordisco afferma che "è tempo di passare dalle parole ai fatti, con un piano industriale chiaro e un supporto concreto che restituisca dignità e prospettive a una delle più importanti realtà produttive del Paese".