Suicidio di Trotta nel carcere Il pm: «Assolvete la direttrice»

22 Dicembre 2023

Il medico pescarese si tolse la vita il giorno stesso dell’arresto per una gara d’appalto truccata  Escluso il ministero come responsabile civile. Chiesto il processo per un agente della penitenziaria

VASTO. Assoluzione perché il fatto non sussiste per la direttrice del carcere di Vasto, Giuseppina Ruggero, e rinvio a giudizio per l’assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria e addetto alla sorveglianza dei detenuti, Antonio Caiazza. Sono le richieste fatte dal pm Silvia Di Nunzio durante l’udienza preliminare relativa all’inchiesta sul suicidio di Sabatino Trotta, lo psichiatra e dirigente della Asl di Pescara che si tolse la vita il 7 aprile 2021 nel carcere di Vasto.
Trotta si suicidò poche ore dopo l’arresto nell’ambito di un’indagine su una gara da più di 11 milioni di euro indetta dalla Asl per l’affidamento della gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere. Tre delle parti civili costituite, cioè i genitori e il fratello di Trotta, che hanno chiesto di citare come responsabile civile il ministero della Giustizia-Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, in quanto datore di lavoro di entrambi gli imputati. Il giudice Fabrizio Pasquale, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha deciso di rigettare la richiesta. Il ministero è stato quindi escluso dal processo. Subito dopo, il gup ha accolto la richiesta di giudizio abbreviato presentata da Massimo Solari, avvocato della direttrice del carcere: decisive, per convincere anche l’accusa a chiedere l’assoluzione, sono state le indagini difensive.
Il difensore dell’agente Caiazza, l’avvocato Marisa Berarducci, opterà invece, in caso di rinvio a giudizio, per il rito ordinario. «Siamo in possesso di documenti», ha più volte rimarcato il legale, «che useremo per dimostrare l’estraneità del mio assistito all’evento, dal momento che ha solo eseguito gli ordini ricevuti».
Le ipotesi di reato sono omicidio colposo e violazione dell’articolo 40 del codice penale, perché «i due indagati avrebbero cagionato o comunque non impedito il decesso di Sabatino Trotta», che si impiccò con il laccio dei pantaloni della tuta legandolo al gancio di apertura della finestra. A giudizio dell’accusa il gesto si sarebbe potuto evitare se l’uomo fosse stato sorvegliato e custodito costantemente come previsto dalle norme. A Trotta fu anche permesso di tenere nella propria cella un televisore, che gli diede modo di seguire tutte le notizie che parlavano del suo arresto. Non meno grave è il fatto che il detenuto aveva con sé della sostanza stupefacente. Nell’imputazione si contestano infatti alla direttrice una serie di omissioni legate alla circostanza che, dopo la visita medica, la direttrice fece saltare a Trotta tutto l’iter procedurale che lo avrebbe dovuto portare alla visita dello psicologo e dello psichiatra.
A chiedere il loro rinvio a giudizio era stato l’ex procuratore capo della Procura di Vasto, Giampiero Di Florio. A Caiazza vengono contestate le norme che disciplinano le mansioni degli addetti alla sorveglianza dei detenuti e l’accoglienza e sostegno ai detenuti nuovi arrivati in istituto.
Ieri la discussione sulle due posizioni si è protratta per ore. Dal momento che ci sono altri passaggi da valutare attentamente, il gup Pasquale ha disposto un rinvio breve dell’udienza al prossimo 18 gennaio.