Testa lascia Chieti dopo 4 anni, va alla Procura europea di Roma 

Nuovo incarico per il magistrato che ha confiscato i beni di Angelini: indagherà sulle frodi finanziarie Si riaprono i giochi per la guida dell’ufficio teatino: conto alla rovescia per la scelta del successore

CHIETI. Il procuratore capo Francesco Testa lascia Chieti. Da metà maggio, infatti, prenderà servizio nella sede di Roma della Procura europea, il nuovo organismo investigativo internazionale che si occuperà di perseguire i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione. Il magistrato di origini siciliane, in passato anche alla direzione distrettuale antimafia di Catania, insieme ad altri 19 pm italiani è stato scelto dalla commissione nomine del Csm per ricoprire il ruolo di procuratore europeo delegato (ped): va via dall’Abruzzo dopo un’esperienza durata poco più di quattro anni.
Giunto negli uffici di via Spaventa il 20 marzo del 2017, all’età di 45 anni (un record per un incarico così importante), Testa ha portato una nuova organizzazione all’interno della procura teatina, non tralasciando indagini che hanno svelato il malaffare anche in ruoli chiave della pubblica amministrazione, dagli ambienti accademici fino alla Asl. «Quando sono arrivato qui», ha ricordato qualche tempo fa, «mi avevano detto che Chieti è nota come “città della camomilla”. Io, però, non me ne sono accorto e non mi sono affatto annoiato». Così, tanto per fare un esempio, in quella che doveva essere la “città della camomilla”, è stata scoperta l’esistenza di un gruppo criminale, capeggiato dagli ultrà della squadra di calcio cittadina, che spacciava fiumi di cocaina nei locali della movida con la protezione di “vedette”, anche minorenni, che segnalavano l’arrivo delle forze dell’ordine. Oppure, sempre nella “città della camomilla”, è finita in manette una banda che ha truccato le cartelle dell’Agenzia delle entrate facendo sparire quasi 63 milioni di euro di tasse. Uno degli ultimi provvedimenti firmato da Testa è stato quello che ha ordinato la confisca da oltre 32 milioni di euro nei confronti dell’ex imprenditore della sanità privata Vincenzo Maria Angelini, condannato in via definitiva per una maxi truffa ai danni della Regione: il procuratore capo ha coordinato in prima persona il blitz nel quale sono scattati i sigilli per ville e appartamenti e sono stati portati via gioielli, opere d’arte e diamanti.
Non solo operazioni. Per abbattere i tempi della giustizia, il capo dell’ufficio teatino ha aperto la sezione «affari semplici», che ha il compito di trattare procedimenti per reati minori che non necessitano di indagini approfondite e dunque possono essere portati avanti dai viceprocuratori onorari. Con il trattamento informatizzato degli atti dei processi, il magistrato siciliano ha fatto svuotare stanze sepolte di atti. La razionalizzazione voluta dal procuratore ha riguardato anche i rapporti con i cittadini e gli avvocati: è nato lo sportello unico per il rilascio di certificati e il deposito di denunce, mentre sempre più fascicoli sono disponibili via web con l’abbattimento dei costi per le fotocopie e dei tempi di attesa per il rilascio della documentazione. Sotto la gestione Testa, è stato firmato un protocollo d’intesa per contrastare le violazioni finanziarie e tributarie, facilitando il sequestro preventivo dei patrimoni e delle attività illecitamente accumulate. È stata istituita anche una task force contro l’abusivismo, in modo tale da abbattere costruzioni rimaste in piedi nonostante le sentenze passate in giudicato.
E ora a Chieti inizia la corsa per la successione di Testa: il Consiglio superiore della magistratura dovrà pubblicare il bando per scegliere il nuovo procuratore.