Trigano Van, cassa integrazione ma con i corsi di formazione

Pochi telai dalla Sevel: l’iniziativa per 130 dipendenti su 600 frequentando tirocini di apprendimento De Lutis (Fiom): «Restano le anzianità convenzionali, è come se questi lavoratori non si fermassero»
PAGLIETA. Sono a casa dalla fine del mese scorso i 130 dipendenti (su circa 600 totali) della Trigano Van, stabilimento leader in Europa per la costruzione di camper e van che, per mancanza di chassis (telai), in arrivo da Sevel, è costretta a ridimensionare la sua forza lavorativa. Attualmente però i dipendenti in cassa integrazione o in Naspi (a seconda del contratto in scadenza dei dipendenti, a giugno o febbraio) sono stati impegnati dall'azienda in corsi di formazione. Un'occasione per tenere occupati i lavoratori e per considerarli pronti, in ogni momento, a rientrare in fabbrica.
La Trigano van, multinazionale francese in forte espansione, tanto da aver aperto nei mesi scorsi un secondo stabilimento e avviato la linea lusso degli ambiti camper made in Val di Sangro, è diventata una realtà virtuosa anche nei rapporti con le forze sociali. Il clima, nonostante le difficoltà del momento, è disteso. L'azienda ha concordato con la Fiom che i lavoratori in uscita saranno reintegrati non appena lo consentiranno le condizioni e non appena Sevel sarà in grado di fornire un buon numero di chassis su cui lavorare. Se le assunzioni non potranno essere effettuate in blocco, le persone rientreranno a gruppi seguendo il criterio dell’anzianità fino al reimpiego di tutti.
«Anche se nei fatti ci sarà una interruzione di contratto», specifica Andrea De Lutis, segretario provinciale Fiom, «abbiamo concordato che saranno conservate le anzianità convenzionali, pratica che avrà ripercussioni positive per quanto contenuto in tema di anzianità nel contratto nazionale e per i trattamenti di miglior favore che abbiamo conquistato nel contratto integrativo aziendale. In pratica sarà come se i lavoratori non fossero mai usciti dalla Trigano».
Quella della Trigano Van è una delle conseguenze più lampanti derivanti dalle difficoltà registrate da Sevel, il colosso di Stellantis dei furgoni commerciali leggeri. La situazione globale sul fronte del reperimento dei materiali di fornitura, dai microchip e semiconduttori fino ai motori, ha rallentato brutalmente la corsa produttiva di Sevel che si è ritrovata a dover riportare i turni da 18 a 15 e a non confermare centinaia di contratti a termine. Le battute di arresto dello stabilimento Stellantis si sono registrate anche negli ultimi giorni: ieri è saltata la giornata di recupero produttivo straordinario per coprire la fermata dello scorso 7 febbraio e domani saltano tutti e tre i turni lavorativi. Ma sia Trigano Van che Sevel devono recuperare tempo e volumi persi il più in fretta possibile. Gran parte dei veicoli che non è stato possibile produrre, infatti, è stata già prenotata nei vari concessionari e linee di vendita. Entrambi gli stabilimenti sono pronti quindi a ripartire in qualsiasi momento non appena saranno di nuovo disponibili i materiali necessari.
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