Truffa delle rottamazioni a nome di 150 operai Sevel

I veicoli intestati a ignari dipendenti dell’azienda per incassare incentivi Tra i raggirati la stessa Fiat e lo Stato che chiedono danni per 400mila euro

LANCIANO. Veicoli da rottamare intestati a ignari acquirenti per prendere contributi dallo Stato. È l’operazione “Falsify demolitions 2”, condotta dalla Polstrada e dalla Procura di Lanciano nel 2011, al centro della quale c’era l’auto rivendita Mix Car srl di Villa Andreoli dove, secondo le indagini, lo Stato sarebbe stato truffato per 57mila euro falsificando i tesserini dei lavoratori della Sevel per usufruire degli sconti dei dipendenti Fiat; la società del Lingotto, poi, sarebbe stata truffata per 367.500 euro. L’operazione portò alla sbarra 5 persone e a processo, di fronte al collegio, sono finiti Stefano Travaglini, 58 anni, di Lanciano responsabile del settore vendite, e i promotori Domenico Antonio Panetta, 41anni, di Vasto, e Marco Giammarino, 31 anni, di Lanciano. I tre sono quelli che in fase di udienza preliminare non scelsero riti alterativi, come altri due promotori della rivendita che patteggiarono due anni di reclusione, ma scelsero di spiegare le proprie ragioni a processo.

Un’udienza affollata visto che il raggiro avrebbero riguardato circa 150 auto e quindi i relativi proprietari. Otto di questi acquirenti si sono costituiti parte civile, ossia hanno richiesto anche un risarcimento danni. Tra questi la Fiat che ha ribadito al collegio la richiesta già fatta in sede preliminare. La società di Torino vuole “danni patrimoniali, non patrimoniali subiti e subenti” ma non li ha quantificati. Logico immaginare che la cifra di partenza sia almeno di 370mila euro, ossia i soldi che sarebbero stati intascati tramite gli incentivi per dipendenti.

Travaglini, Panetta e Giammarino rispondono di “associazione a delinquere per numero indeterminato di truffe ai danni dello Stato, della Fiat nonché di falsi documentali. Tra il 2008 e il 2009 all’insaputa di ignari acquirenti di nuove auto, con la falsificazione di certificati di proprietà e carte di circolazione, intestavano loro autovetture vecchie delle quali avevano la disponibilità, procedevano alla loro rottamazione inserivano tali documenti nelle pratiche di acquisto dei nuovi mezzi e incassavano gli incentivi per la rottamazione. Attraverso la falsificazione dei tesserini dei dipendenti Fiat apponendovi le generalità degli ignari acquirenti delle autovetture incassavano gli ecoincentivi e gli incentivi previsti dalla Fiat per gli acquisti di auto nuove da parte dei loro dipendenti”.

Teresa Di Rocco

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