Vasto, la maestra scomparsa ha dormito 13 giorni sotto il ponte dell'A14 / Foto

Sul luogo in cui è stato trovato il cadavere, resti di bivacco: fuoco e cartoni. L’autopsia: lunedì la certezza che sia proprio Eleonora Gizzi. Poteva essere salvata
VASTO. L'autopsia eseguita ieri pomeriggio sui resti scoperti martedi sotto il cavalcavia Prascovia dell’A14 non dà subito la risposta che tutti si aspettano. Che quel corpo possa appartenere ad Eleonora Gizzi, 34 anni, l'educatrice scomparsa da casa il 28 marzo scorso, resta un’ipotesi. Per avere la certezza scientifica che si tratti proprio della Gizzi occorrerà attendere almeno cinque giorni. Solo la comparazione del Dna prelevato sul corpo ieri sera dal medico legale, Cristian D'Ovidio, con quello della saliva dei genitori di Eleonora, chiarirà il tragico mistero. L'autopsia eseguita su ordine del pm, Giuseppe Bellelli, nell’obitorio dell'ospedale clinicizzato di Chieti, è durata ben 8 ore.
Le prime risposte fornite dall'esame sono che il corpo appartiene sicuramente ad una donna e che i tempi intercorsi fra il decesso ed il ritrovamento corrispondono a quelli della scomparsa della maestra. Esistono inoltre prove indirette (coperte dal segreto istruttorio) che danno un’alta probabilità che si tratti proprio di Eleonora. Per avere la certezza dei tempi del decesso il consulente D'Ovidio ha prelevato degli insetti rinvenuti sul corpo in avanzato stato di decomposizione. Il medico legale ha inoltre prelevato il calco dell’arcata dentale ed eseguito prelievi di "genetica e radiologia forense" che serviranno solo nel caso quei resti non dovessero essere della Gizzi.
HA VISSUTO DA BARBONA. Se il Dna dirà che è lei, Eleonora ha vissuto almeno tredici giorni sotto il ponte. Lo dimostrano un testimone e il luogo del ritrovamento del corpo: lo strato di cenere accanto a tre cartoni in parte bruciacchiati poggiati sul basamento di cemento del pilastro dell'autostrada. Si accendeva il fuoco e si riparava con una scatola di cartone. Poco più in là anche alcune buste di supermercato con resti di cibo. Scene di vita vissuta prima del tragico epilogo. Ma per quanti giorni? E' quello che intende scoprire con esattezza la Procura che indaga per dare un nome a quei resti e stabilire le cause della morte. Il pm ha disposto il sequestro dell'area in cui è avvenuto il macabro rinvenimento e le buste con la spazzatura trovate vicino al cadavere nella speranza che ci siano prodotti con la scadenza o che aiutino a identificare chi li ha usati e dove e quando li ha acquistati.
L’ANGOSCIA DEI GENITORI. Italo Gizzi, il padre di Eleonora, non accusa nessuno né si sfoga ma continua a dire che in quei resti c'è qualcosa della figlia. Ha riconosciuto l'abbigliamento e le mani di Ele che aveva dita affusolate da pianista. Di grande aiuto potrebbe essere il calco di gesso con l'impronta dell'arcata dentale di Eleonora fatto in uno studio dentistico di Vasto in occasione di recenti cure odontoiatriche a cui la maestra si era sottoposta. Papà Italo e la moglie si chiudono nel dolore. «No, non è proprio il caso di rilasciare dichiarazioni», ha detto ieri mattina al telefono mamma Grazia, senza riuscire a nascondere la propria angoscia. Anche la neurologa che aveva in cura Eleonora, la dottoressa Mafalda Cipulli, è convinta che quel corpo possa appartenere ad Eleonora. «Sognava di vivere vicino ad un ponte e al mare», ha riferito il medico.
POTEVA ESSERE SALVATA. Cresce di ora in ora la polemica dopo che uno dei due tecnici della Società autostrade che hanno rinvenuto il corpo, ha dichiarato di avere segnalato per ben due volte alle autorità preposte, il 3 e il 10 aprile scorsi, la presenza sotto il cavalcavia di una donna che dormiva. Il tecnico è stato ascoltato sia dal magistrato che dal dirigente del commissariato di Vasto, Cesare Ciammaichella.
L'uomo ha riferito a chi con esattezza aveva segnalato la presenza di una misteriosa donna sotto il cavalcavia. Le sue dichiarazioni saranno verificate attentamente. Quell’area infatti, era stata indicata dalla prefettura come zona da monitorare costantemente. E così è stato per giorni. Polizia, vigili del fuoco, volontari hanno controllato la scarpata anche con l'aiuto di un labrador ed hanno sorvolato l'intera collina più volte in elicottero. Eppure nessuno ha visto la donna, né viva, né morta. Ma Eleonora poteva essere salvata se è vero che quel copro è il suo e che ha dormito lì dal 28 marzo fino al 10 apile, prima di lasciarsi morire di inedia e solitudine.
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