Today

7 luglio

7 Luglio 2025

Oggi, ma nel 1828, nella frazione Bosco di San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno, per ritorsione l’abitato veniva distrutto dalle cannonate fatte sparare dal colonnello Giuseppe De Liguoro, già alla testa della repressione del brigantaggio in Calabria, su ordine di Francesco Saverio del Carretto, capo della gendarmeria del regno delle Due Sicilie dall’anno precedente, 1827, e futuro ministro di Polizia nel governo guidato da Carlo Avarna di Gualtieri, nel 1831. La feroce azione, che causava 23 vittime nonostante i residenti avessero abbandonato precauzionalmente le loro dimore, rientrava nel più ampio piano di soffocamento nel sangue dei moti insurrezionali antiborbonici scoppiati nel Cilento. Contromisura che il 28 giugno precedente aveva comportato il radere al suolo il fortino di Monte d’oro di Palinuro che era stato occupato dai rivoltosi agli ordini del canonico Francesco Maria De Luca. Quest'ultimo aveva trovato la morte proprio in quel frangente e rimarrà tra i caduti più illustri di quel velleitario tentativo di cambiamento delle condizioni d’arretratezza. In estrema sintesi gli speranzosi chiedevano al sovrano Francesco I la concessione della costituzione transalpina del 1820. Del Carretto, quel 7 luglio 1828, faceva anche incendiare Bosco per tre volte e cospargere di sale la terra coltivabile così da diventare sterile. Il centro era reo d'aver accolto i malmostosi, il 30 giugno precedente, simbolicamente in festa, coi dignitari intenti ad agitare luminarie e ramoscelli d’ulivo inneggiando alla costituzione di Francia. Il "Boia cilentano" aveva anche fatto giustiziare i 23 malcapitati e lasciato le loro teste appese come monito per tutto il circondario (nella foto, particolare, l'opera d’arte commemorativa di quel 7 luglio 1828 a Bosco, realizzata nel 1980 con maioliche dipinte dallo spagnolo Josè Ortega, posta all'ingresso del paese). E pensare che del Carretto avesse anche ricoperto il ruolo di capo di Stato maggiore dell’esercito rivoluzionario capeggiato dal generale Guglielmo Pepe durante la sommossa del 1820-1821. Ma poi, ricredutosi, aveva sostenuto d'aver optato per l'appoggio alla carboneria solo per cercare di sabotare la controversa organizzazione clandestina dall’interno. Quindi era stato riabilitato dalla Giunta detta “di scrutinio" e persino promosso. Tutta la vicenda verrà raccontata, tra l'altro, da Matteo Mazziotti nel volume intitolato “La rivolta nel Cilento del 1828: narrata su documenti inediti”, che sarà pubblicato dalla Società editrice Dante Alighieri, di Milano, nel 1906.