«Volevano i soldi, mi avrebbero ucciso»

Parla il commerciante sequestrato in casa di notte da tre uomini incappucciati e fuggiti con 15 mila euro di sigarette

SAN VITO. «Ti ammazzo, ti ammazzo! I soldi, i soldi». Poche parole, urlate mentre, con la torcia puntata in faccia, lo immobilizzavano mani e piedi. Racconta così Domenico Iezzi, 69 anni, commerciante di San Vito, i primi, concitati, momenti della rapina subita, nella notte tra sabato e domenica, nella propria abitazione da parte di tre individui incappucciati. Il giorno dopo la rapina è già a lavoro nel piccolo market di contrada Pontoni: «Mi mancano solo le sigarette», dice candidamente. Già in passato l’alimentari era stato preso di mira dai banditi, ma stavolta il negoziante è stato tenuto quasi in ostaggio, mentre i rapinatori facevano razzia di soldi e stecche di sigarette.

Rumori sospetti. Forzando il portone d’ingresso e la porta della cucina, i malviventi si introducono nella casa, che è sopra il mini-market. «Era poco prima delle 2, stavo dormendo ma sono stato svegliato dai rumori», ricorda Iezzi, «appena il tempo di alzarmi dal letto che mi sono trovato una torcia puntata in faccia». Il primo dei tre si cala qualcosa sul viso - anche gli altri hanno il volto travisato- e urla verso l’anziano: «Ti ammazzo, ti ammazzo!». Poi gli punta qualcosa sul collo, intimandogli di dirgli dove nascondesse i soldi: «Poteva essere una pistola, un accendino, un pezzo di ferro, non lo so. Perché nel frattempo avevano coperto la testa anche a me, con i miei vestiti. Volevano i soldi, gli ho detto che c’era una borsa in camera». I malviventi iniziano a buttare all’aria le lenzuola, il materasso, mettendo in un attimo a soqquadro la stanza, per trovare il borsello con l’incasso, meno di mille euro.

Legato e sorvegliato. Il negoziante viene quindi immobilizzato con del nastro isolante nero, usato per bloccare polsi e caviglie. «Mi sono fatto mente capace di stare calmo, altrimenti ci potevo rimettere la pelle», dice Iezzi, che più che paura racconta di aver provato tensione: «Mi hanno messo seduto sulla rete del letto. Uno è sempre rimasto di guardia, mentre gli altri facevano il “lavoro”. Dovevo stare con la testa china: ogni volta che provavo ad alzarla me la riabbassava. Li sentivo che buttavano all’aria tutto: cassetti, panni, scatoloni». Scesi nel negozio, i rapinatori fanno razzia di sigarette. «Hanno preso quattro scatoloni, non pieni (pieni pesano 5 chilogrammi, ndc), di stecche e un’altra che era nel ripostiglio», rifà i conti Iezzi, «e tutti i pacchetti esposti in negozio, compresi filtrini e tabacco». Poi caricano la refurtiva, che ammonta a circa 15mila euro, sulla Fiat Punto del commerciante e fuggono. «Mi hanno detto: “Non ti devi slegare fino a domattina”», racconta Iezzi che ha ancora i segni sui polsi, «ho liberato le mani tagliando il nastro coi denti, poi mi sono trascinato a terra fino in bagno, dove ho trovato una lametta per quello alle caviglie».

Caos in casa. «In casa non c’era più una cosa al suo posto», dice Domenico Iezzi che vive da solo, «cercavano oro ma non ne ho. Molte cose le ho dovute buttare: erano sporche di fango perché sono venuti dalla campagna. È dura perché una volta non ti paga la gente, un’altra ti derubano o rapinano. La crisi si sente. Cosa dovrei fare: vendere tutto e comprarmi un appartamento alla Marina?». Ma poi il pensiero va ai fagioli di Cuneo e al baccalà pregiato che i clienti possono trovare nella sua bottega di campagna. «Metterò un buon allarme, buona giornata».

Stefania Sorge

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