Pescara

Abbagnato: «Pescara? Somiglia alla mia Sicilia, qui grande accoglienza»

7 Settembre 2025

L’étoile in Abruzzo per lo stage del Centro Studi Artedanza: «Lavorare con i ragazzi è stupendo, vedo ancora talenti»

PESCARA. Dal red carpet del Festival di Venezia allo stage di danza a Pescara è un attimo. Eleonora Abbagnato sfoggia ovunque e ugualmente il suo sorriso coinvolgente, il suo sguardo diretto incorniciato da lunghi capelli biondo-castano e il suo regale portamento. Una dote, quest’ultima, naturale, ma anche frutto di una vita di sacrifici, costruita su disciplina, dedizione e rispetto delle regole sia tecniche che fisiche.

E una vita costruita sul suo sogno: la danza. Abbagnato, siciliana, 47 anni, già étoile del Teatro dell’Opèra di Parigi, dirige il Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma e la scuola annessa. A Pescara si trova per insegnare nello stage Art on Summer organizzato dal Centro Studi Artedanza di Rossana Raducci e intitolato alla indimenticabile ballerina Elisabetta Terabust che lo ha voluto e realizzato a Pescara, una città alla quale era molto affezionata.

Qual è il suo rapporto con Pescara?

«Questo è il quarto anno che vengo con gli stages. Ho accettato subito perché sono legati alla figura di Elisabetta Terabust, una della più grandi étoile internazionali e mi ha ispirato tantissimo, anche durante il mio primo periodo di direzione del Teatro dell’Opera. Era una donna dotata di una forte personalità e una grande direttrice oltre che una grande ballerina. Mi ha dato tanti consigli che ora, insieme alla mia esperienza, cerco di trasmettere ai miei allievi di Roma e anche qui a Pescara, dove il livello è molto alto. Gli stagisti vengono dalle scuole del Teatro dell’Opera di Roma, del Teatro della Scala di Milano e del San Carlo di Napoli oltre che da questo Centro Studi che ha sfornato, nei suoi 50 anni di lavoro, decine di ballerini professionisti sparsi ora per il mondo».

Quanto sono utili gli stage per un ballerino?

«Ai miei tempi ce n’erano molti di più. Purtroppo sono diminuiti negli anni, però ora stanno ripartendo e con loro la voglia dei ragazzi di studiare anche d’estate. D’altronde la fisicità nella danza è tutto. Io sono stata ammessa all’Opèra di Parigi proprio attraverso uno stage».

A proposito di fisicità, nella sua carriera sono stati più i sacrifici o le soddisfazioni?

«Più i sacrifici. Questo mestiere è molto difficile nel suo percorso. La danza, lo dicevo proprio ieri al Festival di Venezia, rimane un lavoro di nicchia, perché richiede molti sacrifici, anche da parte della famiglia, e una su mille ce la fa a farne il lavoro della sua vita. Io ho iniziato a 4 anni in una piccola scuola di Palermo, poi sono andata a Montecarlo a 11 anni, poi a Cannes, poi a Parigi a 13 anni e mezzo e sono diventata prima ballerina a 21 anni».

I giovani di oggi, in questo mondo così pieno di sollecitazioni, hanno la costanza di seguire?

«Si, sicuramente. Ho 160 allievi al Teatro dell’Opera provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Devo dire che hanno una grande passione ed è stupendo lavorare con loro, perché vedi ancora dei talenti che vogliono arrivare a tutti i costi. Quindi si, esistono».

Come ha vissuto il passaggio dal mondo del palcoscenico come étoile a quello dietro alle quinte nella direzione?

«In verità faccio ancora tantissimi spettacoli. Quest’anno andrò a Tokio e a Parigi per ballare. Però ora il mio è un doppio ruolo, che è diverso, perché quando conosci e sai devi seguire i ragazzi per aiutarli. A me piace insegnare, anche da piccolina giocavo a fare la maestra di ballo».

Sfatiamo il mito della ballerina che, tra gli altri sacrifici, non riesce a vivere una vita privata soddisfacente. Lei ne è l’esempio lampante. Un marito (Federico Balzaretti, ex calciatore ora dirigente sportivo della Roma) e due figli (Julia 13 anni e Gabriel 10) che la seguono sempre quando è possibile.

«Questa è l’antichità greca! Oggi anche noi ballerine étoile abbiamo tutte una vita parallela, è giusto costruirsi qualcosa al di fuori dei teatri. Giriamo il mondo ma abbiamo anche bisogno di una vita normale. Certo non è facile, è soprattutto una questione di organizzazione. Noi diamo molto valore alla famiglia, che è anche allargata ai due figli di lui, Lucrezia e Ginevra».

Sono con lei anche qui a Pescara

«Sì, certo. Mia figlia Julia si allena anche con me, vorrebbe diventare una ballerina. A Pescara ci accolgono sempre in maniera meravigliosa. Anche in strada ci riconoscono e ci fermano. Poi troviamo posti molto belli e sul lungomare andiamo spesso a mangiare dell’ottimo pesce. Negli anni scorsi ho portato anche i miei genitori. Pescara mi ricorda la mia terra, la Sicilia».

Ma una ballerina si può abbronzare?

«L’abbronzatura non possiamo permettercela, perché sulla scena toglie eleganza alla pelle. Possiamo concedercela quando abbiamo il nostro mese di vacanza. Ancora un sacrificio, è vero, ma la danza è anche questo».