Calcio Serie B

Sebastiani: «Vivarini? Spero che almeno lui capisca il suo calcio...»

9 Dicembre 2025

Il presidente del Delfino contro il tecnico del Bari (che era sulla panchina biancazzurra fino a un mese fa): «Diche che non abbiamo capito il suo modo di fare calcio? Speriamo che almeno lui ci riesca»

PESCARA. Nel teatro dell’assurdo andato in scena ieri allo stadio San Nicola di Bari, si è assistito a trame surreali e a dialoghi senza senso, nella rappresentazione delle molte contraddizioni del calcio moderno. Tifosi baresi che hanno fischiato la propria squadra dal primo minuto. Vincenzo Vivarini seduto sulla panchina del Bari che vedeva sfrecciare davanti ai propri occhi, i giocatori che aveva allenato fino a un mese fa.

Rosso per Olzer deciso al Var e rigore decretato da Marcenaro, sempre sotto dettatura, fatto ribattere su chiamata di Giua dalla sala Var. Con il tecnico abruzzese, ora sulla panchina dei Galletti, che ha concluso una giornata senza amarcord, con il cartellino rosso sventolatogli sotto il naso dopo il fischio finale.

In sala stampa Vivarini non ha voluto commentare le dichiarazioni del presidente Sebastiani di qualche minuto prima, che sulla frase sibillina del tecnico di Ari di qualche giorno fa «a Pescara ho trovato poca professionalità», ha replicato: «A Pescara non hanno capito il calcio di Vivarini, ma forse è il caso che lo capisca anche lui». In parità numerica sarebbe stato diverso? «Undici contro undici, la partita sarebbe andata diversamente», ha sentenziato il patron del Delfino. Sulla situazione ambientale così negativa, Vivarini pensa che sia necessario lavorare per togliersi le scorie di dosso: «Accetto tutto ma ho sentito proteste anche durante il minuto di raccoglimento», ha raccontato Vivarini, «e sono consapevole dei nostri problemi». Il Pescara ? «Ha giocato con lo spirito giusto nella prima parte del match, poi la partita è stata a senso unico per noi», ha ribattuto Vivarini.

Il tecnico del Pescara Giorgio Gorgone non si dà pace per il calcio di rigore battuto due volte e ci vede un po’ di malizia o di cattiva sorte, in quello che sta accadendo al “suo” Pescara: «Vorrei rivedere i rigori battuti dalle squadre importanti di serie A per rendermi conto se i portieri rimangono immobili prima del tiro dal dischetto (in realtà il rigore è stato ripetuto perché Letizia è entrato prima in area, ndc)», ha esordito Gorgone, «ricordo che una settimana fa abbiamo perso in casa contro il Padova per un fuorigioco di dodici centimetri fischiato a Tsadjout».

Parlando di aspetti tecnici, si è vista una formazione senza timori già dai primi minuti: «È la risposta a quelli che dicono che cosa ci faccia io a Pescara. La squadra non è moribonda e, dopo una prestazione del genere, i ragazzi sono consapevoli di essere più vivi che mai. Hanno solo bisogno di qualche episodio positivo, di un po’ di buona sorte e anche di punti».

Lo dimostra anche il fatto che dopo l’espulsione di Olzer non ha inserito difensori come si fa solitamente: «Sì, sono rimasto con due punte in campo perchè la squadra era equilibrata e, anzi, nel secondo tempo ho inserito Tonin e Meazzi. Se le cose fossero andate male, la colpa sarebbe stata mia, ma il gioco del calcio è anche questo e lo avrei accettato», ha precisato Gorgone.

Il fallo che è costato l’espulsione ad Olzer era evitabile? «Non ho visto bene l’azione ma credo che Olzer sia stato penalizzato dalla sua struttura fisica e dalle sue leve lunghe. Senza volerlo colpevolizzare, ho detto negli spogliatoi che va bene la foga del momento ma bisogna ragionare fino all’ultimo perché si rischia di compromettere le partite», ha concluso il tecnico.