CHIETI. Un passato da comparsa per qualche grande regista del vecchio cinema italiano, ma quello di Franco Mari - scomparso all’età di 83 anni - era soprattutto il nome legato al Rupert Sciamenna della scuderia di Maccio Capatonda. Personaggio bizzarro dalla voce inconfondibile, fu soprannominato Briatore dell’Idroscalo dal trio della Gialappa che ne commentò le gesta nei tanti trailer realizzati dal regista teatino, che al Centro ha raccontato il loro primo incontro: «Ci siamo conosciuti tramite Luca Confortini, con cui nel 2003 frequentavamo i laboratori di cabaret. Ogni tanto Luca si portava dietro questo personaggio fantastico, con un passato da direttore di alberghi ma che nel cinema aveva sempre bazzicato».

«Erano gli anni dei primi lavori per la Gialappa, per Mai dire, e lo convinsi a fare un provino per girare poi la puntata zero di un format che non video la luce. Poco male», prosegue Capatonda, «lo chiamai di nuovo per il trailer di Pazienza, dove la Gialappa lo ribattezzò. E da lì è iniziata una lunga collaborazione». Cosa la colpì di Mari?

«La voce, lo stile. Era un personaggio divertente, stranissimo. Ho cercato di tirar fuori da lui tanto, e fu divertente vedere come cambiò il suo rapporto verso le cose che giravamo insieme. All’inizio lui non capiva ma si prestava, vedeva i trailer e quelle produzioni come cose assurde, ma poi ha scoperto il riscontro notevole che aveva soprattutto con il pubblico di giovanissimi. Divenne sempre più entusiasta, diceva che gli avevamo regalato una nuova giovinezza. Al punto che quando eravamo in giro insieme», racconta il regista, «ci teneva che gli altri lo riconoscessero. Con il suo tono di voce così particolare, andava dalle persone e diceva: “Sai, sono quello di quel video...”. E, quando capitava che non lo riconoscessero, ci rimaneva male».

Quando lo ha visto l’ultima volta? «Ci siamo sentiti al telefono pochi mesi fa. So che in passato era stato male ma lo avevo sentito bene, mi sembrava in forma. La notizia della morte, ieri, mi ha colto di sorpresa».

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