Adinolfi: «La mia Isola come L’Aquila, terra di dolore e voglia di rinascere»

Il politico inizia venerdì il suo tour da Palazzo Pica Alfieri per raccontare il suo nuovo libro e l’esperienza nel reality. Nell’opera i retroscena sul format Mediaset tra scontri con i concorrenti, sfide personali e la fede
L’AQUILA. C’è un legame intimo, fatto di dolori e rinascite, di disgrazia e voglia di ricominciare (la resilienza, si direbbe oggi) che lega Mario Adinolfi, giornalista e leader del Popolo della Famiglia, all’anima più profonda dell’Aquila, città che per prima, venerdì alle ore 16 nella sala di Palazzo Pica Alfieri, ospiterà il tour del suo nuovo libro, L’Isola, che dell’ex parlamentare racconta l’excursus televisivo nell’ultima edizione dell’Isola dei Famosi, in cui è arrivato secondo dietro Cristina Plevani (il giorno dopo replicherà all’Universo di Silvi). Due mesi in cui lo si è visto pregare di notte nelle acque delle Cayos Cochinos e sbrogliarsi tra scontri e sfide, fino a rasarsi a zero barba e capelli. È forse un Adinolfi diverso dal solito quello che emerge dalle pagine del suo nuovo libro: più tenero e meno corroso dall’acido dell’agone politico con cui ogni giorno anima le sue pagine social e i salotti dei talk in tv, anche se in ogni caso non è costruito «con mattoni facili e sbriciolabili, contro di me ci si va a schiantare», scrive. All’Aquila sarà un’abruzzese doc come Alessia Fabiani a leggere alcune pagine del volume, che hanno un sapore a metà tra i Tristi tropici di Strauss, il David Foster Wallace di Una cosa divertente che non farò mai più, una lunga confessione privata e un dedalo dantesco, anche se ricchissimo di citazioni pop.
Dopo due mesi del genere è il caso di chiederglielo: Adinolfi, come sta?
«Molto bene. Con l’Isola ho fatto un enorme passo in avanti, ho perso 45 chili. Ma non mi fermo qui: voglio perderne altri 55 per scendere di un quintale».
Ma all’Isola non ci sarà andato mica per fare una dieta?
«No. Il primo giorno, mentre ero da solo su una barchetta con i miei 225 chili addosso, mi è stato chiesto perché fossi lì e io ho detto “Questo è per Clara”. Non ho voluto spiegare altro».
Perché?
«Non volevo spettacolarizzare una questione così delicata, in un momento del genere. Clara è mia figlia. Lotta ogni giorno contro uno dei mali di questo secolo».
Quale?
«L’anoressia. Nei lunghi mesi dell’Isola abbiamo mantenuto uno scambio, un dialogo “in codice” che le ha dato grande consapevolezza. E ho cercato di fissare due concetti chiave: la felicità e la lotta. Anzi, la felicità è la lotta».
Ce la spiega?
«La sua lotta contro l’anoressia è anche una dimensione di felicità. Pensi alla sventura di Sisifo, che vive all’apparenza il massimo dell’infelicità spingendo in eterno il suo macigno».
E invece?
«Invece la felicità è nella lotta. E allora dobbiamo pensare a Sisifo felice».
Una domanda un po’ materiale: con un messaggio così potente, non le secca il secondo posto?
«No, sono contentissimo. Il mio arrivo in finale all’Isola non era nemmeno preventivato, certi mi davano per spacciato dopo una manciata di giorni».
Perché?
«Alcune antipatie suscitate in passato».
Ora invece è un personaggio pop e piace di più.
«Sono cresciuti i numeri. Centinaia di migliaia di persone mi chiedono consigli e partecipano alle iniziative sui miei canali».
Un bel volano per le prossime elezioni. O no?
«Non penso alla politica in questo momento. O meglio, non penso a quella partitica. Mi interessa far sentire le mie idee e confrontarmi con quelle degli altri».
E intanto sull’Isola si è perso l’elezione di Papa Leone XIV. Primo pensiero sul nuovo Pontefice?
«Un Papa che si chiama Leone è un Papa delle novità, lascerà il suo segno profondo nella storia. E questo è un momento di cambiamenti epocali, non generazionali. Dietro questo pastore c’è un popolo in cammino fatto anche di giovanissimi».
Ma su un’Isola circondato da neomelodici ed ex showgirl come si fa a pregare?
«Me ne andavo di notte a fare dei lunghi bagni notturni, con una volta stellata clamorosamente bella».
Pregava in acqua?
«Sì, ormai era una barzelletta tra i miei compagni di viaggio. Di giorno c’era il caos delle puntate, delle sfide, del caldo e delle telecamere che ti inseguivano. Di notte, invece, recuperavo il mio spazio spirituale».
Sa che Jimmy D’Angelo, il fotografo abruzzese nella troupe del programma, ha detto che è rimasto stupito dalla sua costanza?
«Lui è un fotografo bravissimo, un vero talento abruzzese».
E in Abruzzo inizia il tour del suo libro. Dall’Aquila, venerdì.
«Una scelta non casuale. Partiamo dal luogo del dramma più tremendo dell’Italia del ventunesimo secolo. L’Aquila è il simbolo di un dolore profondissimo e indelebile, con quei 309 morti del 2009, ma che alla fine provoca anche un desiderio di rinascita».
Che c’entra con il libro?
«Il dolore dell’Aquila contiene anche la forza della vita che ti spinge alla rinascita. È quella spinta che appartiene a tutti, anche alla mia vicenda personale che è un po’ un lungo viaggio dalla selva oscura fino “a riveder le stelle”».
Un viaggio scandito anche dalle citazioni, tantissime, presenti nel libro. Ci spiega la scelta?
«C’è un po’ di tutto, da Paul Simon a Camus fino a cose più leggere ma per me significative come la barzelletta di Proietti sul “Cavaliere nero” che alla fine vince le sue battaglie».
C’è anche Stay degli U2.
«Sì, una canzone che mi fa pensare al suicidio di mia sorella. Mi serviva per spiegare “com’è che un angelo si schianta al suolo”, per citare il testo».
I suoi problemi di peso, anni fa, iniziarono da lì.
«Quella è una ferita che non si cicatrizza, però sto cercando di lasciar andare. Voglio far riposare in pace Ielma (la sorella, ndr) per poter riposare anch’io. Per me l’Isola non era un modo per dimagrire. Bisognava trovare un motivo per farlo e l’ho trovato in questa pacificazione con me, con i miei dolori».
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