“Cosa beveva Janis Joplin?” il blues tra donne e cronaca  

Lo spettacolo della stagione Teatro Off Limits stasera al Castello di Avezzano Il racconto abbraccia tante storie legate al 27, il numero nero della musica

AVEZZANO. La risposta è Southern Comfort, il famoso liquore statunitense creato nel 1874, anche se la domanda che lancia questo appuntamento live tra musica e parole è più che altro retorica.
Si intitola “Cosa beveva Janis Joplin?” il nuovo appuntamento in calendario questa sera alle ore 21 per la stagione di prosa indipendente targata Teatro Off Limits, al Castello Orsini Colonna di Avezzano. Uno spettacolo che si propone come tributo a tutte le donne che si sono battute perché la musica continuasse a vincere e suonare sulle miserie della vita. Un racconto che abbraccia tante storie legate al numero più triste della storia della musica contemporanea, il 27: età di morte di numerosi musicisti, da Robert Johnson a Fredo Santana, passando per Kurt Cobain.
Pochi conoscono o ricordano la storia di Francesca Chiodi, al secolo Paolina Giorgi, vedette del café-chantant vittima a Genova (ma sepolta all’Aquila) di omicidio-suicidio nel 2011, a 27 anni. Lo spettacolo, con Roberta Lidia De Stefano e Flavia Ripa su un testo di Magdalena Barile, non parla di lei, anche se invoca una linea ereditaria di sorellanza, carisma e autodistruzione che unisce le grandi blueswomen dal secolo scorso a oggi.
Primedonne magnetiche come Bessie Smith, Billie Holiday, Nina Simone o la stessa Janis Joplin, altra componente del club del 27, le regine della voce hanno conquistato il loro pubblico con il mistero delle loro ugole capaci di incantesimi che possono salvare o maledire. Moderne baccanti, alcolizzate, sensuali, brutali, hanno cantato con il linguaggio schietto e poetico nato fra gli schiavi dei campi di cotone gli aspetti più tragici dell’esistenza senza mai cadere nel sentimentalismo.
Al centro della vicenda, che intreccia invenzione e fatti di cronica dunque, c’è Ma’: dopo una brillante carriera decide di tornare al punto di partenza, casa sua, per chiudere i conti con un passato di violenze e soprusi. Il blues è stato il grande dono che le ha permesso di prendere il volo, ma è lo stesso blues, spirito indomabile, a chiedere per sé tributi di eccessi e sofferenze. Se la santità e l’autodistruzione siano o no le condizioni imprescindibili per una grande voce è il terreno del conflitto con l’altro personaggio Pi, una giovane e talentuosa musicista, rigorosa e introversa che si trova per la prima volta a suonare con Ma’.
Pur subendone il fascino, fatica a condividere le posizioni estreme sull’arte della sua compagna di palco e le due si fronteggeranno a colpi di microfono fra vecchi standard, fraseggi e cazzotti, come nella migliore tradizione del blues. Si racconta che Bessie Smith, l’imperatrice del Blues, invitata a cantare a una festa ospite di una facoltosa famiglia di industriali bianchi, alla domanda della padrona di casa, se si trovasse a suo agio lì fra loro, le abbia spaccato il naso con un destro ben assestato. Per i casi della vita, la tomba di Bessie Smith nel Mississippi rimase senza lapide per quasi trent’anni fino a che Janis Joplin in un omaggio fra tributo e affiliazione la pagò di tasca propria.
Roberta Lidia De Stefano, cosa dobbiamo attenderci : pièce, concerto o reading?
Parliamo di uno spettacolo ibrido che alterna la recitazione a pezzi per voce e chitarra, suonata anche in loop station o con l’archetto del violino. Noi ci mettiamo tanto in gioco, portando sul palco la nostra musica, cercando una performance quanto più autentica possibile, al punto di mettere del vero whisky in scena. Non sarebbe facile, altrimenti, simulare uno stato alterato di coscienza.
Janis Joplin punto intermedio di un percorso di cui Amy Winehouse raccoglie l’eredità, di arte e di precoce fine. Avete pensato anche a lei nell’allestire lo spettacolo?
Il nostro lavoro ha subìto delle evoluzioni nel corso dei mesi. In scaletta, ad esempio, c’era “Stronger than me”, m quando suoni un’artista come Amy Winehouse appunto, devi essere il più possibile fedele all’originale. A noi piace stravolgere gli arrangiamenti di brani conosciuti. A volte non puoi intervenire. Ci auguriamo che questo San Valentino spinga tante persone a regalare teatro.
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