Edoardo Vecchioni: «In“Sclero” ci sono io tanta storia e 5 sfide» 

Il giovane figlio del cantautore e della scrittrice Daria Colombo presenta all’Aquila il suo primo romanzo «tra il gioco e la vita» 

L’AQUILA. L’arte resta sempre quella di virare le luci al grigio. Quella di imparare a giocare con tutto quello potrebbe farci disperare. E la storia di Cornelio, il protagonista di “Sclero. Il gioco degli imperatori” (Sperling & Kupfer), è la storia del suo autore Edoardo Vecchioni. Così come la storia di tutti noi, specie in questo momento denso di incertezze.
Cornelio è un sognatore ostinato, abituato a respirare la vita a pieni polmoni. Una notizia di carattere medico mette il fermo immagine ai suoi sogni: scopre dall’oggi al domani di avere la sclerosi multipla. Sembrerebbe comunque pronto per affrontare questo terribile destino; chi non è pronta è Veronica, la sua ragazza. Impaurita fugge via dalla sua vita. Un pretesto la malattia? Forse era da tempo che aspettava. «Quanto era stato nascosto nella sua mente? Era uscito allo scoperto o si stava ancora rifugiando?». Ma le cose sembrano cambiare il giorno in cui incontra Angelo Parilia, il fondatore della CineChiesa, una vecchia chiesa sconsacrata di periferia riconvertita a sala proiezioni. Questo ricco professore affetto da nanismo, che colleziona busti greco-romani, propone a Cornelio di partecipare a un gioco che lo diverta e lo distragga dalle sofferenze che la vita gli sta riservando. Per entrare a far parte del «privé esclusivo degli imperatori» il protagonista dovrà affrontare cinque prove ispirate a curiosità e vizi di altrettanti celebri imperatori romani. È l’inizio di un’avventura, tra incontri e scontri ai limiti dell’improbabile. Una specie di “Squid Game” – molto meno violento per carità – concepito ben prima del successo planetario della serie sudcoreana. C’è questo libro, romanzo d’esordio del giornalista e scrittore milanese 29enne, al centro del nuovo incontro promosso dall’associazione culturale “Il cielo capovolto” in programma sabato alle 18 alla libreria Maccarrone (Galleria commerciale 99) dell’Aquila. L’autore ne parlerà con lo scrittore Stefano Carnicelli, in un confronto che vedrà interventi della professoressa Valeria Valeri e letture di Barbara Bologna, con accompagnamento musicale di Mauro Vaccarelli e Leonardo Mezzini. Edoardo, autore e giornalista, è figlio del cantautore Roberto Vecchioni e della scrittrice Daria Colombo. Il romanzo si adatta a lettori di ogni età e il tipo di scrittura utilizzato dall’autore, peraltro molto maturo, si avvicina anche ai giovani.
Edoardo, dal titolo e dalle note di presentazione ci si aspetterebbe di trovare un libro dai toni drammatici. Leggendo, invece, si diventa parte di un gioco che coinvolge e che diverte. Forse un modo di esorcizzare una malattia, una perdita?
«Ogni personaggio è parte di me, nel vissuto, nelle relazioni. Posso considerarlo un romanzo di formazione in cui calare la mia esperienza personale. Una condizione in cui molti si sono ritrovati in questi ultimi due anni in cui un po’ tutti abbiamo dovuto fare i conti con la paura del Covid. “Sclero” l’ho scritto prima, ma il messaggio di fondo è perfettamente sovrapponibile».
Una narrazione ricca di citazioni, spunti letterari e musicali. Riferimenti che spaziano dalla storia e dalla mitologia classica in un tempo scandito dalle notifiche dei social.
«Ho cercato di mettere dentro tutto quello che sono le mie passioni per dare dei parametri di riferimento. Musicalmente, ascolto di tutto (tranne la trap per carità) e ho voluto omaggiare anche dei nomi non scontati, come Chris Pureka ad esempio. Ho usato i riferimenti alla storia romana che raccontano di imperatori audaci nello sfidare il Senato o di uomini che sfidano gli dei anche pensando a quanto fa l’uomo moderno nei confronti delle forze della natura, si pensi ai cambiamenti climatici».
Il suo stile cambia a seconda delle situazioni. Come mai questa ?
«È una scelta che aiuta a delineare la voce dei personaggi, alcuni di loro ben rappresentati da tratti volgari. Lascio un ritmo più tranquillo e uno stile più sobrio ai momenti riflessivi, poi lo stile cambia quando il climax aumenta, man mano che il gioco va avanti e anche qualche parolaccia aiuta ad accendere la tensione».
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