“Ercolae”: dove l’acqua è un filo che lega terra, arte, poesia e musica

28 Settembre 2024

La mostra nata dalla ricerca tra storia e rito di Daniela D’Arielli Domani il vernissage con camminata negli spazi di Pollinaria 

PESCARA. Vernissage domani a Pollinaria, realtà di ricerca agricola e artistica a contrada Torre delle Valli (Civitella Casanova, Pescara), del progetto Ercolae dell'artista francavillese Daniela D’Arielli, a cui hanno collaborato l'autrice e attrice di teatro Francesca Camilla D’Amico, pescarese come la scrittrice e anglista Mara Mattoscio, la poeta teramana Mariagiorgia Ulbar, la musicista aquilana Flavia Massimo. Appuntamento alle 15 per la videoinstallazione, la mostra di ricami, la passeggiata (indossare scarpe adatte) e, alle 19, vino, fiadoni e riflessioni con le autrici.
Pensato nell'ambito di Aequusol, programma pluriennale di Pollinaria dedicato alle interconnessioni tra artisti abruzzesi, territorio e mondo, Ercolae [acronimo di experiment resurgent cult organism liquid ae (what the title doesn’t say)] riflette sui cicli naturali del tempo e guarda all’innesco di nuovi culti e mitologie future. Filo conduttore l’acqua, cardine e strumento narrativo. Culmine della ricerca di D’Arielli in anni di collaborazione con Pollinaria, Ercolae rappresenta, si legge in una nota, «l’epopea contemporanea di una figura eroica disincarnata e ubiqua, e allo stesso tempo un’indagine fisica, sensoriale, nel solco dei misteri d’Abruzzo. Figura intuita e indagine intrapresa alla fine di un cammino iniziato nel 2021, antefatto durante il quale l’artista aveva integrato fattori antropologici, storici, rituali e paesaggistici emersi dal reperimento di carte idrografiche e dalla lettura di testi di autori abruzzesi, soprattutto del passato. Le ricerche, unite a esplorazioni nei luoghi remoti d’Abruzzo, hanno condotto D’Arielli alla trasfigurazione del territorio in corpo vivo, dove i fiumi sono ricamati con filo rosso su lino come arterie del pianeta; i complessi idrogeologici, sempre ricamati, appaiono come muscoli scoperti; la pelle intagliata e sovrapposta disegna i bacini idrici».
Domani sarà possibile immergersi nella ricerca, ripercorrendo le tappe che hanno condotto nel 2022 a Pescara alla mostra A cquá, Qui, In questo luogo. Daniela D’Arielli sul filo di Antonio De Nino nel Museo Genti d’Abruzzo. Il nome di Ercole diventa nel titolo del progetto «acronimo rivelatore, formula esplicativa che invita a farsi partecipi di un culto moderno e allo stesso tempo “risorgente”, un mito vivo, liquido e permeante. Il culto del semidio era tra i più sentiti in Abruzzo, la principale presenza maschile in un pantheon di madri e fanciulle, divinità polivalente diffusa soprattutto nelle società agro-pastorali, la più importante venerazione dei Peligni».
Ercolae si fa nuovo racconto con le poesie di Ulbar, si fa voce in italiano e in dialetto abruzzese con la lettura di D’Amico, mentre Mattoscio è la voce in inglese, con la parte sonora ripensata nelle composizioni di Massimo. Sul profilo Instagram, che ha funzione di archivio e diario, sono pubblicati i diciotto brevi video narranti la storia del personaggio, le foto dei ricami coi testi di Ulbar, ricamati a mano da D’Arielli su vecchi panni di lino, e foto di manufatti ceramici dell’artista. Immagini e suoni sono registrati utilizzando il telefonino. Le immagini di ogni episodio sono state montate da Alessandra Sanvito, anche lei abruzzese; il materiale video pubblicato è stato poi ripreso e rimontato in un unico lavoro, la videoinstallazione da inaugurare domani. Ogni episodio video consiste in due immagini sovrapposte, un luogo abruzzese dallo stretto legame con l'acqua, la figura di Ercole e San Michele Arcangelo (che si celebra domani) e le mani, che nell'azione esprimono i linguaggi creativi: l’atto di modellare la creta, la scrittura, il ricamo, il disegno, la scultura.