Francesco Gabbani a Pescara, l’intervista: «Nei miei brani invito a vivere con leggerezza»

Il cantante arriva domani sera al Porto turistico con il suo “Summer tour”. Grande chiusura a ottobre con la serata all’Arena di Verona
PESCARA. «Considero il nuovo disco, Dalla tua parte, un’altra tappa del mio percorso, continuo a scrivere musica semplicemente essendo quello che sono. C’è uno step evolutivo, in primis come crescita personale, che si riflette nelle canzoni. È un disco più intimista, con un approccio più introspettivo». Torna in Abruzzo, Francesco Gabbani. Il cantautore toscano farà tappa domani alle 21.30 al Porto Turistico di Pescara con il suo “Dalla tua parte summer tour” (organizzazione Best Eventi, in collaborazione con Ente Manifestazioni Pescaresi). Inconfondibile lo stile di Gabbani: un’energia travolgente, la sua, che si fonde alla leggerezza delle melodie e alla profondità dei testi. A Pescara il cantautore porterà i brani contenuti nel nuovo album e i suoi successi più apprezzati.
I testi delle sue canzoni veicolano messaggi importanti. Frutta malinconia, primo singolo estratto del disco, è un brano fresco e nel contempo molto profondo. Sulla canzone ha dichiarato: “Viviamo in uno scenario che tendenzialmente ci porta a desiderare ciò che non abbiamo ed essere quello che non siamo”. Ci crogioliamo, insomma, in questa malinconia…
«È una canzone abbastanza “gabbaniana”, con quello stile un po’ mio, di profonda leggerezza. L’umanità e il sistema sociale sono andati in una direzione ormai molto veloce, è tutto molto consumistico, si esaurisce in un attimo, pensiamo costantemente al passo successivo da fare, invece di goderci quello che stiamo facendo adesso. Quindi il presente perde di valore, perché siamo sempre con la mente in avanti e allora, a volte, per renderlo più intenso, dobbiamo ricorrere ai ricordi. Questo è un giochino se vogliamo anche un po’ “razionaloide”, è una piccola provocazione per ragionare su come effettivamente stiamo vivendo».
Con Viva la vita è tornato in gara a Sanremo. Un brano che è un vero inno alla vita. Riagganciandoci a ciò di cui stavamo parlando, quanto è difficile godersi “la vita così com’è”?
«È molto difficile, perché ovviamente noi, per la deformazione culturale che abbiamo – il retaggio culturale occidentale, molto votato al sistema consumistico, capitalistico – abbiamo questo approccio a concentrarci su quello che non abbiamo, invece di essere grati di quello che abbiamo. C’è sempre la sensazione che ci manchi qualcosa. E questo ci porta a essere sofferenti, insofferenti. Credo che, mai come adesso, ci siano casi di persone depresse, insoddisfatte. Mi guardo intorno e non vedo tanta felicità. Provare ad accettare la vita così com’è, invece, senza avere risposte precise, o avendo anche dei limiti, cercare di prendere il lato positivo, accettare, che è la cosa più difficile... Quello potrebbe essere il segreto. Non è facile perché siamo bombardati. I social ci bombardano di dimensioni di vite altrui edulcorate, sui social si mette ciò che brilla di più di quello che si fa, che magari è anche costruito per farlo sembrare brillante, e noi rimaniamo ingabbiati, chiedendoci: “Loro hanno questa vita e io non ce l’ho?”. Invece è un’illusione. Dietro a quella brillantezza di facciata, quelle persone magari hanno le loro sofferenze esattamente come le abbiamo noi. Ovviamente questa dimensione è molto illusoria e, da un certo punto di vista, anche pericolosa».
Un invito a vivere la vita con leggerezza è, invece, il brano Così come mi viene…
«Forse una delle canzoni più scherzose e leggere di tutto il disco, che parte però da riflessioni esistenziali. L’abbandonarsi all’istintività, intesa anche come leggerezza del far scorrere le cose, di non trattenerle, è una delle strade per arrivare a vivere il qui ed ora – ritorno al concetto di Viva la vita – per accettare le cose come sono. Del resto, i saggi orientali dicevano di lasciar andare tutto, di non avere desideri: quella è la salvezza, lasciare che tutto scorra come scorre. Ovviamente sono tutti suggerimenti, poi è difficile metterli in atto anche per me, ma quanto meno me li appunto (ride ndr). È un lasciare andare consapevole, è capire che l’Universo e la vita vanno avanti anche senza le nostre sofferenze che spesso ci creiamo da soli: è sempre un gioco mentale, siamo in trappola del nostro pensiero, siamo noi stessi che ci intrappoliamo».
Se si guarda indietro, se guarda a brani come Amen e Occidentali’s karma cosa vede nel suo percorso?
«Vedo belle cose, un filo rosso che passa attraverso le canzoni, la mia storia, la mia vita. Da questo punto di vista, sono soddisfatto, felice e mi sento anche privilegiato di essere riuscito a individuare sin da piccolo quello che avrei voluto fare nella mia vita. Esserci riuscito è motivo di soddisfazione. Se guardo alle tappe del mio percorso posso dichiarare di essere una persona che, a oggi, non ha dei rimpianti o dei rimorsi. So di essermi sempre mosso partendo dai miei valori interiori e da una mia autenticità».
Il tour si concluderà a ottobre con una serata speciale all’Arena di Verona. Ci può anticipare qualcosa?
«Sarà l’occasione per ripercorrere ormai dieci anni di musica inedita. L’Arena di Verona, come luogo, assume un significato emblematico, su quel palco è passata tantissima arte. Sarà un grande piacere esibirmi in questo concerto. La novità più grande è che avrò degli ospiti, degli amici che verranno a trovarmi sul palco. Due di loro sono già stati annunciati: Ornella Vanoni e Simone Cristicchi. Come dico sempre, però, ogni data del tour è bellissima e particolare. In questi anni ho capito che la dimensione del live, del concerto, è proprio il fine ultimo di ciò che faccio. Si crea quell’interscambio vibrazionale con il pubblico che è unico, irripetibile. È una dimensione, quella del live, sempre molto appagante dal punto di vista emotivo».
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