Giampaolo Morelli vanesio influencer  tra cannabis e felicità 

L’attore recita e dirige la commedia “Falla girare”, su Prime Nel colorato cast Leopoldo Mastelloni e Michele Placido

ROMA. Un grave attentato alla libertà, in un futuro non troppo lontano: un virus ha attaccato le piantagioni di canapa di tutto il mondo. La cannabis non esiste più e, sembra, neanche più la felicità. Questa la premessa di Falla girare, film diretto e interpretato da Giampaolo Morelli, dal 25 novembre su Prime Video. La seconda prova da regista di Morelli dopo 7 ore per farti innamorare è un'action comedy piena di follia e con un'idea di base niente male. Ovvero, come indicano i telegiornali di tutto il mondo a inizio film, la scomparsa della marjuana, con la conseguenza della perdita anche della libertà e della felicità. Ma un giorno Natan (Morelli), un vanitoso, superficiale influencer seguito da un milione di follower, trova per caso un esemplare maschio di cannabis. Potrebbe essere per lui una svolta, ma il problema è trovare anche un esemplare femmina che gli permetterebbe di far riprodurre i preziosi semi e venderli a un narcotrafficante (Leopoldo Mastelloni). A dare man forte a Natan nella sua impresa ci saranno Ciro Priello, nel ruolo di un giornalista ossessionato dalle statistiche dei suicidi, Fabio Balsamo, (noto membro del gruppo comico The Jackal) Laura Adriani, ex poliziotta, e Giovanni Esposito, nel ruolo del fratellastro autistico di Natan e figlio di Michele Placido. C'è anche l'amichevole partecipazione di Barbara D'Urso.
Tutto inizia in salsa Kill Bill con una banda cinese, composta da Jun Ichikawa, Taiyo Yamanouchi, Shi Yang Shi, determinata a non perdere il controllo del mercato della droga.
Falla girare ha come produttori Italian International Film - Gruppo Lucisano e Vision Distribution. «Volevamo una storia che comportasse un futuro prossimo, distopico e che riprendesse temi recenti come il complottismo nato con il Covid, con l'idea che sia tutto un complotto. Ovvero», spiega Morelli, «un'action-comedy che mescolasse cultura napoletana e cinema americano anni Ottanta e Novanta. Il focus del film, comunque, più che sulla cannabis è sulla libertà di scelta che se manca produce infelicità». Spiega ancora Morelli, classe 1974, diventato famoso anche per il ruolo televisivo dell'imbranatissimo ispettore Coliandro: «Amo molto il cinema americano che non si vergogna mai di mostrare identità forti per quanto riguarda le location. Così credo non si debba avere paura di mostrare Napoli. Le cose sono cambiate da Song'e Napule (film tra l’altre scritto proprio da Morelli, ndr), oggi la città è un grande set a cielo aperto. Andrebbe sempre valorizzato il territorio». E Mastelloni nel ruolo del cattivo? «Sono felice di questa scelta, Leopoldo è un cattivo diverso, colorato e viscido allo stesso tempo», risponde Morelli. «Non volevo un cattivo alla Gomorra, cercavo qualcosa di diverso, un villain con una patina di perfidia che ha molto divertito Leopoldo». Gli influencer? «Li abbiamo davanti dalla mattina alla sera, ma questo film non è una critica a loro, anzi dice che, al di là dei social, nella realtà di oggi tutto arriva con un filtro. Nessuno si accetta per quello che è, perché si resta sempre delusi. Quello che non sopporto nei social è questa ostentata felicità e poi credo che non avvicinino affatto le persone, mentre c'è bisogno oggi di tornare al contatto umano», conclude. Circa le scene action, precisa Morelli, «di solito le botte le prendo, non mi sono particolarmente preparato in arti marziali. Mi sono concentrato sulla caratterizzazione dei personaggi, anche con il trucco. Un lavoro certosino di sceneggiatura, sulla comicità e sulle battute, evitando le tarantelle».