Herbert Grabe, immagini dell’esilio in Abruzzo della famiglia Ginzburg

27 Aprile 2024

PIZZOLI. È visitabile fino al domani al Palazzo Crostarosa a Pizzoli, in provincia dell’Aquila, la mostra Inverno in Abruzzo, in cui il fotografo e pittore Herbert Grabe espone le sue immagini dell’es...

PIZZOLI. È visitabile fino al domani al Palazzo Crostarosa a Pizzoli, in provincia dell’Aquila, la mostra Inverno in Abruzzo, in cui il fotografo e pittore Herbert Grabe espone le sue immagini dell’esilio della famiglia Ginzburg in Abruzzo. Un’esplorazione della storia comune di Italia e Germania.
È un breve racconto di cinque o sei pagine che Natalia Ginzburg ha scritto sul suo esilio in Abruzzo. Dal 1940 al 1943 ha vissuto con il marito e i tre figli in un piccolo paese di montagna sugli Appennini. L’Abruzzo fu teatro di molti terribili crimini commessi dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale e la remota regione abruzzese fu scelta dal regime fascista italiano per l’esilio degli oppositori politici. Herbert Grabe racconta questa storia con le immagini, le foto e gli oggetti che ha creato per questa mostra. In questo modo, entrambi gli elementi rivelano con sensibilità una parte importante della storia comune di Italia e Germania, molto vicina alle persone. Sono un prezioso impulso per l’umanità e la pace.
Nelle immagini Natalia e Leone Ginzburg, Domenico Orecchia, il piccolo sarto, Crocetta, la cameriera, il padre che ha perso il figlio. Poi i luoghi: il carcere dove Leone Ginzburg morì, il negozio di Girò, il paese di Pizzoli, i paesaggi invernali dell’Abruzzo. Leone Ginzburg proveniva da una famiglia ebrea di Odessa, il padre di Natalia Ginzburg era ebreo, la madre cattolica. Vivevano a Torino. Il motivo del loro esilio era duplice. Erano oppositori del regime ed ebrei.
Wilma Rapf-Karikari, gallerista della Kunstpartner Galerie a Adlmannstein (Baviera), dice della mostra: «Herbert Grabe non è solo un grande cercatore e inventore di immagini, ma accompagna le sue impressioni con narrazioni estremamente eloquenti. Altrettanto eloquente è la sua capacità di usare la macchina fotografica per raccontare una storia con le sue fotografie: Il volto rugoso di un pastore abruzzese non ha bisogno di descrizioni. Il rapporto con le pareti rocciose frastagliate è evidente». Il gallerista ha anche classificato i dipinti di Herbert Grabe: «Si avvicina ai personaggi principali della storia in modo pittorico. La sua intenzione non è quella di creare una rappresentazione fotografica quasi autentica, ma di offrirci dei ritratti come possono essere immaginati, come potrebbero essere». La deliberata imprecisione che Herbert Grabe permette nei suoi dipinti consente allo spettatore di completare la propria immagine».
Anche Herbert Grabe vuole dare un contributo alla cultura del ricordo: per l’artista questo concetto non è solo una parola, ma una base importante.
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