I Masci e il Cococciola per gusto e per memoria

La famiglia di vignaioli di Villamagna dal Dopoguerra ha scommesso sul vitigno in via di estinzione che oggi dà vita anche a uno spumante brut

VILLAMAGNA. Brado di nome e di fatto, selvatico e difficile da domare. Straordinariamente tipico, radicato alla sua terra d'origine: le colline teatine. Per convincersi a imbottigliare in purezza – in anticipo sui tempi, dalla vendemmia del 2000 – l'uva di autoctona cococciola, la famiglia Masci di Villamagna, proprietaria dell'azienda agricola Valle Martello, ha seguito il cuore.

Ha creduto nell'identità del territorio e nel forte legame che dà forza alla famiglia. Tre generazioni di coltivatori, quaranta ettari di vigneto in espansione trategica sulle colline di Villamagna, terroir storicamente vocato a metà strada tra l'Adriatico e il massiccio della Majella. I Masci hanno voluto scommettere sulla riconoscibilità del vitigno offrendone la massima espressione di carattere in un vino originale, unico, “Brado”. Un omaggio sincero alla generosità della locale uva bianca dall'acino grossolano e polposo, tradizionalmente utilizzata per rimpinguare volumi e acidità dei vini bianchi, quell'uva che aveva rappresentato il sostentamento economico della famiglia nell'immediato dopoguerra. Una scommessa vinta.

Sulla scena pullulante di riscoperte varietali autoctone, Valle Martello primeggia nell'aver ridato dignità al Cococciola. All'Abruzzo del Montepulciano, Trebbiano e Pecorino un motivo di interesse in più per farsi apprezzare come terroir di carattere. A Villamagna una chance ulteriore per candidarsi al riconoscimento di territorio di produzione a denominazione controllata, come già avvenuto per il Montepulciano Villamagna doc. Katia Masci, giornalista e “Donna del vino”, è responsabile commerciale dell'azienda di famiglia che oggi conta sulla sinergia di cinque cugini soci: con lei, unica donna, il fratello Luca, quindi Corrado, enologo della cantina, e i fratelli Pino e Paolo.

Qual è stata l'accoglienza di Brado sul nascere, nei primi anni Duemila?

Nell'immediato l'accoglienza non è stata del tutto positiva, nessuno ci credeva. L'uva cococciola è sempre stata considerata uva da taglio, per fare volume grazie alla abbondante produttività del vitigno. La sua acidità intrinseca è sempre stata impiegata come rafforzativo dove altre uve bianche scarseggiavano. Siamo soddisfatti per aver ridato al Cococciola la collocazione di uva del territorio.

Qual è il terroir di elezione del Cococciola?

L'area in provincia di Chieti compresa tra Filetto, Vacri, Villamagna, zona classicamente allevata a uve bianche. Negli anni Ottanta la Cococciola era stata quasi del tutto dismessa e rischiava l'estinzione. Nella nostra azienda è sempre stata presente, nutriamo un affetto profondo per la Cococciola. Al ritorno dallo sfollamento nell'ottobre del 1944 quell'uva ormai matura in vigna era l'unico segno di vita nella devastazione della guerra, raccontano i nostri familiari. Era la forza selvaggia della natura che sormontava gli eventi. E' quanto vuole raccontare il nome “Brado”, una linea di vini che oggi comprende Pecorino Colline Teatine Igt, Cococciola Colline Teatine Igt e Montepulciano d'Abruzzo doc.

La vostra caparbietà nel voler credere nel successo del Cococciola in purezza, alla lunga vi ha dato ragione. Oggi anche aziende più visibili hanno scelto di vinificare e spumantizzare cento per cento Cococciola.

Come tutti i bianchi è un vino dalla beva immediata, dinamica. Nel 2008 abbiamo sperimentato in azienda la versione spumante brut, charmat di tre mesi, fermentazione sempre in acciaio. Il risultato si è confermato, fruttato dal gusto gradevole, un vino che consigliamo anche a tutto pasto, dall'apertivo al dessert.

Con tre ettari a Villamagna doc partecipate alla rivalutazione del terroir intrapresa con le altre cantine del comprensorio: un altro modo di fondere la storia della vostra famiglia con il territorio?

Il nostro Villamagna doc “Due Archi” (omaggio agli archi di ingresso e di uscita di Villamagna, paese che conserva intatta la struttura medievale e sicuramente da riscoprire, ndc) è anche espressione di un altro luogo molto caro a tutta la famiglia, Torre Monache, dove sorge la vecchia casa paterna, a capo di un vigneto generoso di Montepulciano. Crediamo nell'innovazione e nei valori della famiglia. Con la creazione della doc Villamagna vogliamo diventare una zona di produzione importante come il Chianti. Qui ci sono tutte le potenzialità per piacere anche all'estero.

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