domani e sabato 3 dicembre alle ore 20.45  

Il dio Bacco tra epopea e quotidianità “Onìsio Furioso” al Florian di Pescara 

PESCARA. Dionìso è una delle grandi divinità dell’Olimpo greco. Nacque da Zeus e da Semele, figlia di Cadmo ed è il dio connesso alla sfera dell’ebbrezza, del vino, della festa orgiastica, della...

PESCARA. Dionìso è una delle grandi divinità dell’Olimpo greco. Nacque da Zeus e da Semele, figlia di Cadmo ed è il dio connesso alla sfera dell’ebbrezza, del vino, della festa orgiastica, della natura feconda, della metamorfosi, noto anche con l’appellativo di Bacco.
Lo scrittore e drammaturgo francese Laurent Gaudé (Parigi, 6 luglio 1972) si è dato un compito difficile nella riscrittura di una figura mitologica così simbolica e carica di rimandi, crudele e cruenta e allo stesso tempo così vitale. Segno di morte e di vita. Ne è venuto fuori il testo teatrale “Onìsio Furioso” che nella traduzione di Simona Polvani e con Giuseppe Pestillo,, regia, scena e paesaggio sonoro di Luca Mazzone arriva al Florian Espace di Pescara, con una produzione del Teatro Libero di Palermo. L’appuntamento è per domani e sabato 3 dicembre alle ore 20.45 per la stagione di Teatro d’Autore e altri linguaggi. E a seguire in scena “PostPlay – Storie di Teatri” con Anna Paola Vellaccio, Chiara Sanvitale e la stessa compagnia siciliana fondata nel 1968 da Beno Mazzone e punto di riferimento internazionale per la ricerca teatrale.
“Onìsio Furioso” affronta il tema della modernità del mito e lo fa costruendo un personaggio che si muove sul crinale tra la poesia e l’epopea, tra la parola tragica e la quotidianità. La dimensione simbolica, che fa da controcanto a una parola concreta, seppur poetica, qui vede un personaggio che è allo stesso tempo uomo e donna, giovane e vecchio; uno degli ultimi dei ad entrare nel pantheon greco, in empatia con coloro che lo venerano e allo stesso tempo di una grande violenza, attraente e respingente. Dioniso è il dio dei mendicanti, dei senza nome, di quelli che non hanno nemmeno una storia, Gaudé, nella scelta del nome, compie un gesto significativo e carico di rimandi simbolici utili alla definizione del personaggio teatrale, della sua essenza e del suo profilo, fa saltare le prime lettere che ne richiamano la dimensione divina, lasciando alla sua scrittura e alla scena, quella terrena; Onysos è così uomo, i suoi impulsi sono i nostri: amore, tristezza, passione; riparte dalla strada per dare una definizione e un volto a questa divinità oggi scesa in terra. Da una qualsiasi strada di una metropoli occidentale il nostro “uomo” inizia il suo racconto… «In questo corpo a corpo col mito, Onisio sembra invitarci a non dimenticarlo.
Un auspicio per la sua energia vitale, ma un ammonimento per la sua carica devastatrice», ha scritto dello spettacolo il critico teatrale Guido Valdini. E gli fa eco Carlotta Failla sul suo blog “I tre spettatori”: «Non si tratta di un “nuovo” Dioniso, ma del paradosso: una figura che racchiude tutte le infinite sfaccettature di un personaggio con secoli di miti e storie alle spalle. L’uno e i molti. È concepire il mito come molteplice, infinito, straripante, tentacolare. Nella sua sola evocazione convivono tutti i significati attribuitigli. Onìsio è Dioniso, Zagreo, lo spirito Dionisiaco Nietzscheiano. Infinito». Laurent Gaudè ha pubblicato con Actes Sud sei pièces e due romanzi. Il secondo “La mort du Roi Tsongor” – tradotto e pubblicato in Italia da Adelphi – vince il Premio Goncourt degli studenti nel 2002, e segna la sua notorietà al grande pubblico. Nel 2004 vince il Premio Goncourt per il romanzo “Le soleil des Scorta”.