Il mito della Presentosa «In quel gioiello l’identità dell’Abruzzo»

L’antropologa Adriana Gandolfi racconta in un libro origine, simboli e significati nascosti dell’antico monile

TERAMO. «Portava agli orecchi due grevi cerchi d'oro e sul petto la presentosa: una grande stella di filigrana con in mezzo due cuori». Con le parole di Gabriele d'Annunzio, primo a descrivere il gioiello identitario abruzzese nelle pagine de “Il trionfo della morte” (1894), l'antropologa culturale Adriana Gandolfi apre la nuova edizione aggiornata del suo pregevole volume “La Presentosa. Un gioiello degli Abruzzi fra tradizione e innovazione”. La ricercatrice illustrerà origine e significato dell'antico monile in un incontro organizzato oggi (ore 18.30) dall'associazione Poggio Spoltino Cultura nella propria sede, la restaurata canonica risalente all'anno mille, in contrada Selva Alta di Mosciano Sant'Angelo, su un colle a metà strada tra Teramo e il mare. Con Gandolfi intervengono la presidente dell'associazione, Barbara Savini, e lo scrittore Enrico Di Carlo. Le signore sono invitate a indossare la propria Presentosa.

La conversazione con Adriana Gandolfi, che per il dipartimento cultura turismo paesaggi della Regione Abruzzo si occupa di patrimoni culturali, dopo aver lavorato vent'anni al Museo delle Genti d'Abruzzo (ora siede nel cda), prenderà le mosse dalla catalogazione delle decine di esemplari di Presentosa codificati nel volume. La pubblicazione, con testo anche in inglese, ha avuto una prima edizione nel 2013 per i tipi di Menabò; nel 2015 Gandolfi ha ristampato in proprio una nuova versione, arricchita di nuovi esemplari, con le immagini provenienti dall'archivio fotografico del Museo delle Genti d'Abruzzo e con la collaborazione di orafi e collezionisti.

«La mia ricerca sulla Presentosa è iniziata nel 1996, con la catalogazione di una ventina di esemplari. Oggi siamo arrivati a circa cinquanta, riuniti in otto tipologie», spiega al Centro la studiosa pescarese, Premio Scanno 1999, che ha dedicato più di un volume alla ricerca etnografica sulle tradizioni popolari e, in particolare, sull'antica oreficeria, come "Ori e argenti d'Abruzzo, dal Medioevo al XX secolo".

Il Vate diede notorietà al gioiello ma, sottolinea Gandolfi, la Presentosa viene citata in carte ufficiali ben prima: «Nel 1804 e nel 1816 il monile viene menzionato in due atti rogati dal notaio Domenicantonio Aloè di Guardiagrele. Due capitoli matrimoniali, in cui nelle doti delle spose vengono elencate tra i gioielli le Presentose, una di corallo e una d'oro con rubini». Gioiello degli Abruzzi, recita il sottotitolo del volume, poiché la sua origine è nell'Alto Molise: «La Presentosa nasce nella zona sannita di Agnone, in Abruzzo fino al 1811. Ad Agnone, enclave fondata dai veneziani, esisteva la più grande concentrazione di maestri orafi. Agnone, Pescocostanzo e Guardiagrele furono i centri di espansione dell'alto artigianato». Altri centri di produzione furono le botteghe orafe di Sulmona, L'Aquila, Scanno. Secondo Gandolfi, gli orafi iniziano a realizzare la Presentosa nel Settecento, quando arrivano nel Regno di Napoli le materie prime preziose dalle Americhe, «favorendo la produzione di gioielli anche per il popolo, non solo per i ricchi. Con una distinzione. L'oreficeria popolare ha una funzione descrittiva, simbolica, mentre l'oreficeria aulica ha una funzione di ostentazione».

Nel Settecento la presentosa, inizialmente in argento e poi in oro basso, diventa simbolo di promessa di matrimonio: «Spesso era il primo dono del ragazzo alla fidanzata. Il nome Presentosa deriverebbe dal termine presenténze, presentazione del fidanzamento». Oltre a indicare l'impegno al matrimonio, la Presentosa aveva anche una funzione beneaugurante salute e prosperità, e perfino apotropaica, come scacciamalocchio. Quanto alle diverse forme al centro della raggiera - un cuore, due cuori, la mezzaluna - secondo Adriana Gandolfi sono fantasiose le interpretazioni che collegano i motivi simbolici allo stato della ragazza (nubile, fidanzata, maritata): «Più semplicemente era il modo in cui i diversi orafi cercavano di differenziarsi, una sorta di firma. Inoltre ogni Presentosa veniva realizzata seguendo le indicazioni del committente».

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