MUSICA DAL VIVO

Il Pescara Jazz non si fermerà: «Sarà il festival della rinascita» 

Il direttore artistico Valori controcorrente: «Umbria ha dato forfait, noi puntiamo su eccellenze italiane e risorse da ridistribuire sul territorio»

Umbria Jazz molla e annulla l’edizione 2020, Pescara Jazz invece non si lascia fermare dal post pandemia: l’edizione numero 51 si farà. Anche in questa estate difficile la “musica nera” risuonerà sotto le stelle del teatro d’Annunzio. Nel segno «dell’etica del lavoro, del rispetto di un territorio che vuole rinascere, dell’importanza sociale e umana della musica». Parola di Angelo Valori, l’eccellente musicista pescarese al timone del festival jazz più longevo d’Italia creato da Lucio Fumo.


Il maestro non ignora, anzi le ha ben analizzate, le difficoltà che tutto il mondo dello spettacolo dal vivo si troverà ad affrontare per le conseguenze del distanziamento imposto dal rischio contagio da Covid 19 e che sono al centro di un confronto a livello nazionale e oltre i confini italiani: sicurezza per chi sale sul palco e per chi lavora dietro ad esso così come per la platea, limitazioni di posti nelle sale che fanno a pugni con i costi dei concerti e con la disponibilità di spazi all’aperto. Ma è fermo Valori mentre spiega che «questo sarà necessariamente un Pescara Jazz diverso dagli altri, ma non possiamo e non vogliamo fermarci: abbiamo ancora il trauma di quello stop alla fine degli anni Settanta e non lo rivivremo».
Così il direttore artistico tratteggia con mano sicura le possibilità e anche le potenzialità di cui la kermesse può godere ora e disegna soluzioni cercate «seguendo una filosofia che senza rinunciare alla qualità cui il Pe Jazz ha abituato il suo pubblico da mezzo secolo, si ispira a una riflessione precisa: in un momento di incognite economiche come questo è importante, serve per rinascere, ridistribuire soldi sul territorio».
Gli artisti Allora il Festival jazz dell’Ente Manifestazioni Pescaresi volgerà lo sguardo al serbatoio da anni in crescita di jazzisti italiani e stranieri che hanno scelto di vivere nel Paese. «È evidente che tra i motivi che hanno portato Umbria Jazz a decidere di rinunciare, e che riguarda anche noi», osserva Valori, «c’è che ancora a lungo sarà impossibile far arrivare i grandi nomi internazionali dall’estero. Noi scegliamo allora di dare il palco ai bravissimi musicisti che abbiamo in Italia e a puntare i riflettori anche sulle eccellenze abruzzesi. Inoltre va subito detto che rispetto ai concerti con grandi orchestre o pop, il jazz si esprime soprattutto in trio, massimo in quintetto. Insomma pochi artisti sul palco che diventa relativamente semplice distanziare secondo le regole e controllare facilmente dal punto di vista sanitario».
Le risorse «Ma, insisto, riveste un senso etico, morale oggi attingere al serbatoio del territorio di artisti e tecnici», incalza Valori. «Vogliamo mettere in moto una filiera virtuosa nello spettacolo dal vivo e distribuire le risorse che vengono dal territorio sul territorio. Spero che in questo ci seguano tutti gli enti».
I segnali Valori con l’Emp e la Spray Records e il suo gruppo Medit Voices ha già mandato un segnale con il concerto dal vivo («tra i primi in Italia») dell’8 maggio, 16 persone sul palco, senza pubblico e andato in streaming. E non solo. «Sui social del PeJazz», racconta il musicista, «in occasione della Giornata internazionale del Jazz, il 30 aprile, e – non a caso – per la Festa del Lavoro il primo maggio, abbiamo pubblicato video concerti del Giulio Gentile Trio, dei Koinaim, dei F- Army e ora siamo in contatto con altri gruppi. Era importante far sentire che la musica dal vivo si potrà ancora fare, con enormi sforzi, ma affrontabili. Ed è anche una operazione etica far lavorare con gli audio video, ad esempio, i tecnici che vivono un momento drammatico».
Una sfida vinta: «C’è voglia di spettacolo dal vivo», rileva il direttore artistico, anche se poi il successo di pubblico è arrivato dal web, «e se lo streaming non può che rappresentare un palliativo: la musica, lo spettacolo dal vivo sono insostituibili».
Le regole E tornando al Pescara Jazz ecco allora che diventa «importante capire». sottolinea Valori, «che servono norme differenti per le diverse tipologie di strutture ospitanti (la sala all’aperto offre garanzie diverse da quelle al chiuso) e di spettacolo: la lirica o le orchestre richiedono misure differenti dal live del cantautore per esempio».
Per il festival pescarese allora ecco che «siamo relativamente fortunati, visto che il nostro è un anfiteatro e si suona all’aperto, che il palco è grande abbastanza da consentire le distanze tra i pochi musicisti», rileva il maestro, «anche se dovremo rinunciare al doppio concerto ogni sera cui eravamo abituati, perché sarà necessario sanificare dopo ogni esibizione. Quanto ai posti». elenca: «il D’Annunzo ne ha duemila, possiamo puntare a 4/500 persone in platea distanziate ognuna come da regole: davanti, dietro e a destra e a sinistra. E l’organizzazione deve ovviamente prevedere mascherine per tutti e rilevazione della temperatura agli ingressi». Questi numeri come di conciliano con i costi? «Con una programmazione idonea un festival tagliato per 500 persone a sera», risponde sicuro Valori.
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