il libro: “Muhammad Ali: il guerriero che sapeva volare” 

“Il più grande” in 8 capitoli e 8 round 

Il giornalista teramano Cecchini racconta il mito e i suoi fantasmi

TERAMO. È stato farfalla e ape, vincente e sconfitto, risorto e poi caduto, prima di diventare immortale. È stato Muhammad Ali, il Più Grande, che stavolta viene raccontato dal giornalista teramano Massimo Cecchini, inviato della Gazzetta dello Sport, che – in tempi di #BlackLivesMatter – ha scritto un libro sul pugile più famoso della storia. “Muhammad Ali: il guerriero che sapeva volare” (Diarkos) è il racconto del viaggio di un predestinato nella cultura popolare a cavallo tra due millenni. Così, se la vita di ognuno di noi finisce per essere un combattimento contro il mondo e anche contro fantasmi strettamente privati, quella di Cassius Clay – l’uomo che volle diventare Muhammad Ali – può essere raccontata in otto capitoli. Tanti quanti i round che gli furono necessari per battere George Foreman – nel match forse più importante della sua carriera – e per cucire vittoriosamente la storia della boxe alle istanze politico-ideologiche di un’America alla ricerca di una identità comune. Dalla Louisville dei primi passi a quella delle esequie planetarie, il suo finisce per essere il racconto vincente e doloroso della storia recente degli Stati Uniti e di un percorso culturale che riguarda, in fondo, anche tutti noi. Ma talento e ideologia non bastano per spiegare la genesi di un campione grande e imperfetto, diventato però totem di diverse generazioni. Dietro c’è anche altro. Probabilmente quello che, nel giorno del funerale, Belinda, una delle sue ex mogli, ha sintetizzato cosi: «Aveva un disperato bisogno di essere amato». Quanto basta perché milioni di persone, da quel giorno, abbiano potuto dire: «Anche io sono Muhammad Ali».