Il premio a Bertozzi, Meldal e Sharpless  per le reazioni veloci 

Tra le tante applicazioni anche i farmaci anticancro mirati Vincono un danese e due statunitensi, una di origine italiana

ROMA. Reazioni chimiche veloci e facili come il click che unisce i mattoncini Lego, così mirate che una modifica le trasforma in strumento per studiare le reazioni che avvengono negli organismi viventi senza danneggiarli, aprendo a nuove generazioni di farmaci personalizzati, in particolare anti-tumorali, e a nuovi materiali come quelli biomimetici. È la rivoluzione avvenuta negli ultimi vent’anni e premiata con il Nobel per la chimica 2022 all'americano Barry Sharpless (81 anni) dell'istituto californiano Scripps, al suo secondo Nobel (come solo il britannico Frederick Sanger, papà dell'insulina), al danese Morten Meldal (68 anni) dell'Università di Copenaghen, e a un'altra americana, di origini italiane, Carolyn Bertozzi (56 anni), dell'Università di Stanford, che fa parte anche dell’Accademia dei Lincei. «Grazie a questi ricercatori, che con passione e arte hanno affrontato la complessità del mondo vivente, la chimica è stata applicata alla biologia», ha osservato il chimico Vincenzo Aquilanti, emerito dell'università di Perugia e membro proprio dell'Accademia dei Lincei.
Assemblare molecole sempre più complesse è un'esigenza di molti settori, a partire dalla farmaceutica, ma fino a pochi anni fa le tecniche per ottenerle erano difficili da applicare, richiedevano tempi lunghi e procedimenti costosi. Le ricerche condotte da Sharpless all'inizio del decennio hanno inaugurato la cosiddetta “chimica a scatto”, basata su reagenti che agiscono velocemente e sempre tra loro, anche se circondati da molecole di diversi gruppi chimici. Successivamente, seguendo un percorso analogo ma in modo indipendente, Sharpless e Meldal hanno trovato una nuova reazione, oggi considerata il fiore all'occhiello della chimica a scatto, la cicloaddizione azide-alchino catalizzata dal rame. A fare il passo in avanti ulteriore è stata Bertozzi, che per prima ha utilizzato la chimica a scatto per osservare le reazioni chimiche che avvengono negli organismi viventi. Questo adattamento della chimica a scatto delle “reazioni bio-ortogonali” ha permesso di ottenere farmaci anticancro più precisi nel raggiungere il loro obiettivo, attualmente in fase di sperimentazione clinica.
Carolyn Bertozzi è stata l'unica donna a vincere un Nobel scientifico nel 2022 e l'ottava ad aggiudicarsi il Nobel per la chimica dal 1901 a oggi. La scienza l'ha respirata in casa fin dall'infanzia, visto che tutta la famiglia appartiene al mondo scientifico. Suo padre era un fisico nucleare del Massachusetts Institute of Technology (Mit), dove sua madre era segretaria; i quattro fratelli del padre, tutti nati in Italia, sono ricercatori anche loro. Una delle sue sorelle è un genio della matematica, l'altra è una psicologa.
Carolyn Bertozzi è anche appassionata di musica rock e suonava il piano a orecchio in una band quando frequentava Harvard. Oggi ha una moglie e tre figli, il primo dei quali è nato poco prima che la California vietasse il matrimonio tra persone dello stesso sesso; il modo in cui ha vissuto il suo orientamento sessuale è stato ed è un modello per i suoi studenti e i colleghi, fin dai tempi tormentati della crisi dell'Aids.
Alla chimica, Bertozzi è arrivata dopo avere studiato biologia, dove aveva approfondito in particolare il ruolo giocato dagli zuccheri. Ha cominciato a utilizzare la chimica a scatto, con le reazioni veloci e sicure messe a punto da Barry Sharpless e Morten Meldal per ottenere la mappa di molecole che si trovano sulla superficie delle cellule, chiamate glicani, che fino ad allora era stato molto difficile osservare. Adesso Bertozzi porta avanti queste ricerche anche come imprenditrice: le sue startup stanno conducendo sperimentazioni cliniche su diversi tipi di farmaci anticancro, tutti allo stadio avanzato. Altre sperimentazioni di farmaci basati sulla stessa tecnologia sono in corso anche sui sarcomi dei tessuti molli.
Adesso Carolyn Bertozzi è diventata l'ottava donna a vincere il Nobel per la Chimica, in compagnia di Maria Skodowska-Curie e Irène Joliot-Curie (1935), Dorothy Hodgkin (1964), Ada Yonath (2009), Frances Arnold (2018), Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna (2020).
Per lei è solo l'inizio: «La chimica è importante in molti campi, come la medicina, l'ambiente, il clima, la sostenibilità, la scienza dei materiali», ha detto subito dopo l'annuncio dei vincitori. «Quando il mondo è in affanno, la chimica arriva a salvarlo».