Il risveglio di Bruno, un orsetto alla scoperta dell’Abruzzo

Il libro dello scrittore di Montesilvano Gabriele Di Camillo fra natura e favola. Ecco la prefazione della scrittrice Dacia Maraini

Un cucciolo d’orso che piccolo non è si sveglia dal letargo. Da qui cominciano le sue avventure con camosci, cervi e lupi. È un libro pieno di fantasia “Il risveglio di Bruno” (Tabula Fati, 80 pagine, 8 euro), un racconto di Gabriele Di Camillo. L’autore, 62 anni, di Montesilvano, dopo molto teatro, fatto da attore e autore di commedie e collaborazioni (da Sista Bramini a Spiro Scimone), esordisce nella narrativa con questo libro, che ha la prefazione della scrittrice Dacia Maraini, appassionata di natura e, in particolare di quella dell’Abruzzo, dove trascorre parte dell’anno nella sua casa di Pescasseroli. Il libro – che ha una copertina disegnata da Paolo Cameli – è stato presentato dall’autore in molte scuole abruzzesi riscuotendo interesse fra i ragazzi ai quali è principalmente (ma non esclusivamente) indirizzato. Tra le opere già pubblicate di Gabriele Di Camillo si segnalano: Lu Tembe e la lengue, poesia dialettale in Antologia Poetica del Premio Letterario Internazionale Città di Martinsicuro (Martinsicuro, 2011); Il respiro della Libertà (Firenze 2013); Parole da lu core (Roma, 2015); Risveglio nel Parco (Villetta Barrea 2015); Pensieri di un mietitore sul Teatro natura (Spoleto 2015); Un sabato felice (Firenze 2015) e Wake up John in Il Dio di mio Padre (Chieti 2016). Pubblichiamo in questa pagina la prefazione al volume scritta da Dacia Maraini.
di DACIA MARAINI
Si apre il sipario su una grotta di montagna . Ma forse non è uno spettacolo quello a cui stiamo per assistere con la nostra fantasia di lettori, perché sembra più un documentario, è tutto così vero, la scena è descritta in maniera talmente dettagliata che ti sembra persino di vederla questa grotta, di sentirne i profumi, di ascoltare i versi degli animali che la popolano in un silenzio ...abitato.
«Qui dentro, il continuo costante perseverante sommesso brusire degli insetti, il tic toc delle bacche cadenti, il rotolare dell’uva selvatica noci e nocciole, il fruscio delle foglie, le carezze degli arbusti mossi dal vento, insieme all’acqua che scorre, scrivono un’ensemble di note con pause ed attacchi, degne di una vera composizione musicale. Questo concerto continuo, l’unicità di fischi sibili fruscii, l’esecuzione di ogni singolo elemento, danno vita ad una armonia tale da donare una serenità inspiegabile».

Gabriele Di Camillo rilascia autografi ad alcuni piccoli lettori

Una grotta incantata che sembra inventata dalla feconda immaginazione di un autore di favole.
«Ma questa non è una fiaba», ci dice l'autore, «questa straordinaria, meravigliosa alchimia accade in Abruzzo».
Una dichiarazione d'amore per la propria terra che si trasforma, anzi prende forma di leggenda, suo malgrado, in cui spiccano protagonisti gli animali delle montagne abruzzesi: un orso Bruno, di nome e di fatto, un camoscio, un lupo e un cervo.
Bruno, cucciolo, ma di 150 chili, è un Ursus Arctos Marsicanus appena uscito dal letargo e, incuriosito da tutto questo mondo sconosciuto che gli sta intorno e dagli uomini che lo popolano con i loro elicotteri, le loro case, i loro fuoristrada, fa mille domande a quelli che identifica subito come amici...Il grande orso dal cuore bambino cattura l'attenzione di tutti .
Con lui , davanti alla sua innocenza, si crea come una tregua alla caccia atavica tra predatori e prede, sono tutti lì pronti ad esaudire la sua sete di conoscenza, la sua necessità di capire quello strano mondo che lo circonda.
Del resto è stato lo scrittore greco Esopo, ad insegnarci, duemilaseicento anni fa, coi suoi garbati apologhi nei quali leoni, zanzare, cani, volpi, rane venivano umanizzati e diventavano i protagonisti di racconti esemplari nei quali riuscivano a mettere alla berlina, sotto spoglie animali, persino imperatori e potenti, che disonestà malvagità e violenza venivano sconfitte da onestà, bontà e desiderio di pace da quegli stessi animali che col loro esempio e le loro argomentazioni ne uscivano vincitori.
Il mondo animale, da sempre, ci ha trasmesso i fondamenti della vita civile, persino le specie che si nutrono di altre specie, non lo fanno per desiderio di conquista, di sopraffazione, ma solo per la propria sopravvivenza.
Gli stessi dimostrano di sapere costruire una comunità solidale, convivere pacificamente e il mondo degli umani avrebbe ancora tanto da imparare da loro.
E’ interessante che Di Camillo, con un colpo di scena che non ci aspetteremmo, chiude il racconto-favola-spettacolo svelando il segreto che sta dietro la storia di Bruno . Ma questa deve rimanere una sorpresa per il lettore.
Invece bisogna dire che alla fine l'autore definisce il cerchio dentro il quale tutto il racconto ha preso vita , una circonferenza che racchiude la ragione per cui ha voluto incentrare la sua storia in questa terra straordinaria: «L’intero scibile e la coscienza ecologica sembrano proprio concentrate nel nostro unico punto…….Chissà perché proprio in Abruzzo…ma l’Abruzzo è magico».
Ma la favola affonda le sue radici non solo in un territorio geograficamente privilegiato, bensì in una regione più sotterranea e vasta, quello del sentimento di empatia. A questo scopo Di Camillo fa entrare inscena l'ultimo, fondamentale personaggio che sconvolge il cucciolo Bruno e non gli dà pace .
Il piccolo grande orso, senza sapere né come né perché, sente che qualcosa è irrimediabilmente cambiato in lui: si trova fatalmente attratto da quella femmina di orso che gli gira intorno. Lì per lì pare sgomento ma saranno ancora quei nuovi amici , che stanno riprendendo il proprio cammino nel bosco, a rivelargli che quello che gli sta divorando le viscere, quella fitta improvvisa che lo fa sentire sul punto di morire, non è altro che il sentimento contro il quale non ci sono né armi né difese perché è semplicemente amore.
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