Jovanotti: «Con “Oh, vita!” mi sono messo a nudo» 

Il cantautore presenta il nuovo disco con il mago Usa dei produttori Rubin: «Rick voleva che l'emozione passasse dalla musica non dalle parole»

Jovanotti cambia pelle. Di nuovo. Dopo 30 anni di carriera, dopo 13 album di inediti, dopo decine di stadi e palazzetti sold out, Lorenzo Cherubini azzera il recente passato musicale fatto di pop elettronico e sonorità etniche e riparte da Oh, vita!, il nuovo disco in uscita oggi per Universal al quale ha lavorato con Rick Rubin («Qualcosa di più di un sogno che si avvera»), il produttore americano che lo ha spogliato degli orpelli per riportarlo all'essenza della musica. Ripartendo da voce e chitarra. «Non l'avevo mai fatto, è stato faticoso, ma incredibilmente stimolante. Volevo essere all'altezza della situazione, di uno che ha lavorato con Johnny Clash, Adele, Ed Sheeran, i Red Hot Chili Peppers. A lui non interessava il mio passato, ma piuttosto questo disco. “E voglio che interessi anche a te, senza continuità con ciò che hai fatto prima”, mi ha detto. E non gli interessavano neanche i testi, voleva che l'emozione passasse dalla musica, non dalle parole».
Un album dalla lunga gestazione ma dalla veloce realizzazione («Siamo stati in studio solo 18 giorni») con più anime, che si piazza a metà strada tra il cantautorato e l'hip hop, con incursioni nel reggae e nel folk romagnolo.

«Oh, vita! ha due facce opposte: una più cantautorale e una più hip hop, da dj. Aspetti dell'irrequietezza che da sempre mi appartiene», racconta Lorenzo, che ha scelto di presentare il nuovo lavoro nel Jova Pop Shop, il temporary shop di “figate” aperto per 11 giorni a Milano in cui trovare merchandising e oggetti a tiratura limitata il cui incasso sarà devoluto a quattro associazioni-. «Non so se l'album piacerà o meno, ma è indubbio che sia una parte importante del mio cammino. Devo ammettere che in parte sono terrorizzato perché Rubin con questo disco mi ha messo a nudo, di fronte ai miei limiti, facendomi uscire dalla mia comfort zone, fatta di trucchi del mestiere e furbizie tecnologiche che si acquisiscono negli anni. Eppure è il disco più mio che ho mai fatto. Ha fatto la differenza e forse se faccio questo mestiere lo devo a lui, alle prime cose che gli ho sentito fare con i Beastie Boys. E pensare che ai tempi di Serenata Rap provammo a contattarlo, ma non ci rispose nemmeno...», ricorda con un sorriso. E un sorriso lo strappa lui quando racconta come a 8 anni volesse fare il papa, «mi piaceva il casino che c'era a San Pietro, l'attenzione per quell'uomo che si affacciava da una finestra».
Un cambio di pelle, ma non il disco «della svolta», «perché è una parola che non mi piace. Non so cosa succederà ora. Ma è come se Oh, vita! fosse in qualche modo il mio primo album (e sicuramente è più vicino a quelli degli anni Novanta che non agli ultimi). Partiamo da qui, vedremo quello che succederà. Ma indietro non si torna». Già mentre era al lavoro su Lorenzo 2015, Jovanotti sentiva che qualcosa stava cambiando. «Avevo bisogno di uscire dalla routine lavorativa e sentivo che quello era l'ultimo capitolo di un ciclo durato 10 anni». Anche le parole assumono un nuovo significato. Come «libertà», intorno cui ruota tutto il disco. «È una parola che va riempita di un nuovo significato, bisogna soffiarci dentro per dare nuovo spirito. E libertà è una parola che è stata sulle montagne russe, usata dal Pci e dalla Dc, da Berlusconi e dagli hacker della rete. Di tutte le parole è quella più svuotata di significato».
Insieme al disco (che esce in cd, vinile e musicassetta), e oltre temporary store, c'è anche Sbam! («Un libro, una rivista, o meglio un almanacco. Metà diario di viaggio, metà party letterario al quale hanno aderito scrittori come Gabriel Garcia Marquez, Zadie Smith, l’abruzzese Donatella Di Pietrantonio, Davide Toffolo»), e il docu-film Oh, vita! Making an album, in sala per un giorno. E poi il tour, che parte il 12 febbraio (e per questo esclude un passaggio al Festival di Saremo) da Milano, con 10 date (e poi 8 a Roma, 8 a Firenze e altre in tutta Italia «perché voglio prendere la residenza nei palazzetti»). «Siamo già al lavoro e... sarà una mega festa, si ballerà. Ci saranno 6-7 pezzi dell'album, e poi il cuore dello show sarà il mio repertorio. Ma la mia nuova pelle si sentirà anche sui pezzi vecchi, rivissuti in maniera più scarna, più rock'n'roll». E poi a giugno è pronto per partecipare al concerto per Pino Daniele. «Se si riuscirà a organizzare, ci sarò».
©RIPRODUZIONE RISERVATA