L’abruzzese Giuliani racconta quattro vite abitate dalla solitudine 

PESCARA. “Contrappunto a quattro voci”(Janieri, febbraio 2021, p.108, € 13) si intitola il nuovo libro di Annalisa Giuliani, scrittrice di Atessa dove è nata nel 1968 e dove vive e lavora come...

PESCARA. “Contrappunto a quattro voci”(Janieri, febbraio 2021, p.108, € 13) si intitola il nuovo libro di Annalisa Giuliani, scrittrice di Atessa dove è nata nel 1968 e dove vive e lavora come insegnante. È un racconto di 4 esistenze abitate dalla solitudine, che l’Autrice osserva come se fossero in onirica attesa di un segnale, dietro un vetro di Hopper, per tornare a rianimarsi. E non a caso si è preferito il termine “racconto” a “romanzo”, dato che coordinate canoniche di un romanzo – accadimenti e azioni fuse in un plot, con un determinato incipit e un determinato desinit – si presentano qui al lettore con notevoli variazioni sul tema.
La stessa metafora musicale non è priva di connessione con il testo, chiuso dallo spartito di una canzone spagnola che ha ispirato l’Autrice e concorre a comporre la testualità complessiva del volume, al pari dei pensieri raccolti dai suoi alunni, tesaurizzati quali specchi della realtà. Accadimenti, in “Contrappunto a quattro voci”, ce ne sono pochi, in effetti. Ai 4 protagonisti non capitano chissà quali eventi, e se ci sono stati vengono confinati nel passato; è piuttosto la (bella) voce narrante a intrecciarli e a sospingerli l’uno verso l’altro, quando casualmente si ritroveranno a vivere in un unico luogo, un remoto paesino. Questo è un racconto di 4 interiorità: quella del 16enne Emiliano, innamorato dello studio della chitarra e autoreclusosi nella sua stanza, per esser rimasto traumatizzato dalla violenza cui ha assistito anni prima, del padre sulla madre; lei, Viola, una donna incapace di reagire e la cui forza sembra essersi confinata nella sopportazione e nel perdono; Ester, protagonista di un ritratto, mai divenuta madre e la cui vita si è svolta e avvolta in spirali attorno a un’unica creatura, concepita e morta, tanto tempo prima, per un aborto spontaneo; e infine Edoardo, poliziotto senza vocazione, incapace di superare le barriere di una vita che potrebbe essere diversa ma che nella sua convenzionalità pare essergli caduta addosso come un ineludibile fato. Sono 4 personaggi prigionieri di se stessi; portatori di malessere, di sofferenza, ma abitati da amore per la vita, che farà del ragazzo l’inconsapevole guida verso un approdo diverso, per l’urlo di reclamo di un destino migliore proprio dei suoi anni. Giuliani è una valente ritrattista di personaggi, alla cui anime riserva parole che rivelano il suo spessore. Per questa gravitazione nel mondo interiore di ognuno, non è sbagliato dire che la protagonista del libro è la voce narrante della scrittrice, a suo agio nell’analisi psicologica dei 4, condotta nel senso di osservarne le ferite portate dal vissuto alla vita presente. Ma è anche un “racconto di cicatrici” che risaneranno i corpi e le anime, pur conservando il segno di ciò che le ha provocate.