L’intervista a Francesca Fagnani: «Nel mio libro faccio nomi e cognomi»

La giornalista di Belve oggi a Francavilla per Squilibri: «Piscitelli? Sintesi della Roma criminale, cuore del narcotraffico. Dalla sua storia un film e una serie»
FRANCAVILLA. Pungente e sarcastica, le sue domande sono dirette e scomode, ma sempre efficaci per scoprire i retroscena inediti della persona che sta intervistando. Francesca Fagnani è una professionista del giornalismo d’inchiesta: dalla mafia italiana alle organizzazioni criminali e alle carceri minorili. La sua presenza, oggi alle 21 sul palco di Piazza Sirena a Francavilla al Mare, arricchisce la kermesse di autori, scrittori e giornalisti italiani presenti a SquiLibri, il Festival delle narrazioni diretto da Peppe Millanta e organizzato dalla Scuola Macondo con il Comune di Francavilla.
Lei e la sua inchiesta sulla Roma dei narcotrafficanti, raccontati nel libro-verità Mala. Roma criminale, (Sem, 2024), sono i protagonisti della serata di chiusura del festival. Un libro d’inchiesta che presto diventerà film e serie tv per Sky.
Attenta alle dinamiche femminili, sociali e attuali, la giornalista e conduttrice di Rai2 non ha paura di affrontare vicende pericolose, denunciandole con determinazione e sicurezza, come fa nel suo libro di inchiesta. Qualità affinate dopo anni di esperienza al fianco di Gianni Minoli, di Michele Santoro nel programma Annozero. La sua ascesa nel mondo delle inchieste è continuata al Fatto Quotidiano e Repubblica: una professionista che conduce i suoi reportage con dedizione, restando fedele alla propria natura di giornalista scrupolosa. Grazie a Belve, il suo programma su Rai2, ha ricevuto il prestigioso Premio Biagio Agnes 2025. E non si smentisce con il suo libro: tanti premi, di cui uno all’Aquila nell’ottobre 2024.
Fagnani, il suo è un libro verità che si basa su un’inchiesta iniziata nel 2019, quando viene ritrovato il corpo senza vita di Fabrizio Piscitelli. Chi era Piscitelli e perché ha scelto di raccontare proprio questo personaggio molto conosciuto nell’ambiente laziale?
«Ho deciso di raccontare la vicenda che ruota intorno alla figura di Fabrizio Piscitelli in quanto rappresenta la sintesi della Roma criminale. Lui era l’uomo che sedeva nei tavoli della “mala”, accanto ai personaggi che contavano. Era chiamato “Diabolik” o “Diablo”, era il capo degli irriducibili della Lazio, ma solo con la sua morte si è scoperto che aveva una doppia, tripla, quadrupla vita. Da lì poi sono partite le indagini che hanno scoperchiato tutto un mondo del narcotraffico».
Raccontare di Piscitelli significa raccontare lo scacchiere della criminalità organizzata romana. Si può dire che questo sistema riguarda anche l’intera Italia o parliamo di un unicum?
«Parlare di un unicum è una semplificazione. Ogni città è a sé, sebbene le dinamiche criminali abbiano sempre qualcosa di univoco. Se parliamo di Roma, il livello di criminalità è molto più alto di quello che si percepisce, poiché ha uno specifico elemento che nasce dal fatto che è terra di elezione delle mafie italiane, dagli anni Sessanta in poi. Le mafie hanno sempre cercato la pace tra loro, con lo scopo di tenere lontane telecamere, giornalisti. Quando muore un capo significa che sono saltati degli equilibri nelle organizzazioni criminali e con la morte di Piscitelli sono sopraggiunti fatti molto gravi: omicidi, sequestri, gambizzazioni. Ho cercato di raccontare la presenza a Roma di un cartello di narcotraffico di un livello superiore di pericolosità in relazione a un cartello narcotraffico europeo e internazionale».
Come se lo spiega il fatto che questo cartello di narcotraffico romano sia privo di contatti politici?
«I soldi che girano con il narcotraffico sono molti, non c’è alcun bisogno della politica per fare affari in questo tipo di sistema criminale».
Quando le chiedono se ha mai avuto paura delle reazioni al suo lavoro d’inchiesta da parte dei protagonisti del libro, lei assicura che la sua preoccupazione è un’altra.
«In questo libro faccio nomi e cognomi e che abbia dato fastidio ai protagonisti è normale, mi stupirei di più del contrario. Io sono una giornalista che scrive da una posizione privilegiata, il mio pensiero va ai giornalisti locali che scrivono di questioni delicate, spesso senza avere la protezione del loro stesso direttore».
E sul film tratto dal libro, conferma l’acquisto dei diritti da Sky.
«Sì, è vero. Dal libro saranno tratti un film e una serie tv che andranno in onda su Sky, con il soggetto e la sceneggiatura firmati da me e da Leonardo Fasoli, e con la regia di Michele Alhaique».
Gli ultimi minuti per chiederle, dopo il grande successo di questo anno, quando la potremo rivedere in tv con il suo programma Belve?
«Con Belve tornerò a fine ottobre, ma sulle novità per ora non posso anticipare nulla».