Milano ricorda Summa nella mostra “Rainbow”

A tre anni dalla scomparsa dell’artista pescarese, il Museo delle Culture rievoca “Sentirsi un arcobaleno addosso” del 1975
PESCARA. Ventiquattro magliette con sopra fedelmente riprodotte ventiquattro fasce orizzontali di colore alternate, indossate da una variegata compagine di attori in libero movimento nello spazio del Mudec di Milano per il reenactment (rievocazione) della storica azione collettiva “Sentirsi un arcobaleno addosso” (1975) di Franco Summa (Pescara 1938-2020), il maestro abruzzese che dell’arte urbana tesa alla riqualificazione ambientale dei luoghi della vita ha fatto la sua mission e la sua sfida nel corso della sua unga carriera.
A tre anni dalla scomparsa dell’artista, autore dell’iconica e discussa “Porta del Mare” (1993) a Pescara, la Fondazione a lui intitolata gli ha reso omaggio, il 16 febbraio scorso, all’inaugurazione della mostra “Rainbow. Colori e meraviglie tra miti, arti e scienza” allestita dal Mudec – Museo delle Culture con focus sull’arcobaleno in tutte le sue forme, mostra aperta al pubblico dal 17 febbraio al 2 luglio con ingresso gratuito. Sulla base di un esemplare originale superstite di quelle magliette colorate con la scala cromatica – esemplare conservato nella Casa museo dell’artista, in viale D'Annunzio a Pescara – Fondazione Summa ha fatto eseguire per l’occasione i 24 multipli, indossati poi dai curatori della mostra, personale del museo milanese e da tutti gli attori coinvolti a vario titolo nell’azione. Nella performance del 1975 Summa donò a 24 critici, artisti e intellettuali, altrettante magliette fatte tessere a mano. Come ricorda Fondazione Summa, gli attori che avevano ricevuto le magliette, tra cui Pierre Restany, Alessandro Mendini, Ettore Sottsass, Salvatore Ala e tanti altri esponenti dell’arte e della cultura, avrebbero così portato nello spazio delle loro città e in occasioni pubbliche, sia legate al lavoro di Summa che alle loro diverse attività, questo segno visivo, disseminando in tal modo un’attivazione artistica accessibile a un pubblico vasto e indifferenziato.
Tra queste occasioni vi fu l’inaugurazione della Biennale di Venezia del 1976, nella sezione “Ambiente come sociale” curata da Enrico Crispolti, critico che supportò con costanza l’attività dell’artista pescarese. «Franco Summa», sottolinea la Fondazione creata dallo stesso artista e oggi presieduta da Ottorino La Rocca, «è stato un protagonista di primo piano di quella che oggi a vario titolo chiamiamo arte pubblica, una pratica nella quale alla produzione di oggetti destinati al museo o alla galleria si preferiscono interventi disseminati nello spazio, siano essi di tipo pittorico, architettonico oppure performativo e partecipato». L'eredità artistica e culturale di Franco Summa è custodita e valorizzata innanzitutto dalla sua splendida casa d’artista, immediatamente riconosciuta e vincolata come tale dal Mibac grazie alla Soprintendenza di Chieti–Pescara, all’indomani della morte dell'artista. Nella sua casa–studio si possono ammirare i suoi lavori pittorici, plastici, ambientali e il suo straordinario archivio digitale. Recente è la retrospettiva a lui dedicata al Maxxi L’Aquila. La sua esperienza, il suo messaggio sono oggi custoditi dalla Fondazione da lui voluta come «possibilità di restituire bellezza alla socialità», disse il maestro in una intervista a questo giornale, «un contributo alla qualità della vita pubblica e alle future generazioni».