Panariello: racconto la mia Favola  per tornare a ridere 

Il comico a Pescara e Avezzano il 16 e il 19 marzo «Due ore per staccare la testa dal quotidiano»

Ritroveremo Merigo, il barcollante ciclista da osteria. Rivedremo Mario, il bagnino fuori stagione, solo per citare alcuni dei tanti volti che abbiamo imparato a conoscere nel tempo. Conosceremo altri personaggi improbabili ispirati a personaggi di attualità. Soprattutto ritroveremo il suo celeberrimo “one-man show”, in uno spettacolo che in un certo senso è un omaggio ai suoi ultimi 20 anni di carriera - tanto è passato dalle prime puntate di “Torno sabato” - e alle sue 60 candeline in arrivo. Un viaggio quello di Giorgio Panariello che, fatta eccezione per le due “date zero” alla Città di Teatro di Cascina (Pisa) il 13 e il 14 marzo, raggiunge immediatamente l’Abruzzo. Lunedì 16, l’appuntamento è al Teatro Massimo di Pescara e giovedì 19 al Teatro dei Marsi di Avezzano. Entrambi gli spettacoli, inframezzati da una data al Teatro Rossini di Civitanova Marche, il 18, iniziano alle 21. Con “La favola mia” il comico toscano promette risate, un pizzico di irriverenza, temi attuali e grandi classici: ingredienti di uno spettacolo che s’ispira a storie del suo vissuto, dentro e fuori teatro, cinema e televisione.
Panariello, lei è in procinto di lanciare un tour in un momento in cui bisogna fare i conti con paura e restrizioni dovute al coronavirus. Come vive questi giorni?
Sono tranquillo. Certo, dovremo navigare a vista. Al momento, tutti gli spettacoli sono confermati. Laddove sarà possibile, regaleremo due ore di risate e spensieratezza facendo quello che il teatro sa e deve fare: portare il pubblico a staccare la testa dai problemi del quotidiano. Un modo come un altro per dire che la vita va avanti.
Lo stesso ruolo che ha svolto l’arte nei luoghi colpiti dal sisma. Concorda?
Lo spirito è identico. Mi è capitato di lavorare a Spello o Gualdo Tadino, comuni in Umbria segnati dal terremoto del centro Italia. Mi proposi per L’Aquila, anche se inizialmente fui invitato a rivedere il progetto, per ragioni di sicurezza. In questi casi l’artista è un po’ come il medico dei film Western che va in giro con la bottiglietta di elisir – panacea per tutto. Ovviamente è solo effetto placebo.
“La favola mia” è anche un modo per raccontarsi. Come inserisce le sue vicende personali nel testo teatrale?
I riferimenti sono tanti, a partire dall’immagine di quel bambino della Versilia che viveva coi nonni e che a scuola si divertiva a far finta di firmare autografi. Come se avessi già da allora percepito qualcosa di quello che sarebbe stato. È una favola con tutti i personaggi e con tanto di lupo cattivo che sono le vicende difficili con cui ciascuno di noi deve fare i conti. Faccio riferimento, ad esempio, ai problemi di tossicodipendenza di mio fratello (morto nel dicembre del 2011 ndr).
Eppure, le sue vicende familiari non la vedono mai indugiare nel dolore. Come se, una volta affrontato il lupo, la favola trovi comunque un lieto fine.
In uno dei vari monologhi che si alternano, utilizzo l’immagine di una scala. A volte si sale, a volte si scende. L’importante è affrontare il bene e il male mantenendo sempre l’equilibrio. Lo stesso equilibrio che cerco nelle mie interpretazioni, un po' come le torte che Leo Bassi faceva finta di lanciare al pubblico, per restituire al comico una dimensione reale.
Copione da rispettare alla lettera o spazio all’improvvisazione?
All’inizio volevo anche sperimentare dei tratti di Stand up comedy per interagire con la gente, ma poi mi sembrava di allontanarmi troppo dall’immagine che la gente ha di Panariello. Comunque, le repliche non saranno mai uguali. Così come è stato in questo tour con gli amici di sempre, Carlo Conti e Leonardo Pieraccioni, suggellato dal 25% di share in tv a San Valentino. Ci facevamo battute inedite a vicenda solo per il gusto di guardarci in faccia. Un’alchimia unica.
Cos’altro dobbiamo aspettarci?
Non mancheranno riferimenti musicali e scenici a Renato Zero. E poi i nuovi personaggi ispirati all’attualità. Ad esempio, il padre di Greta Thunberg, costretto a convivere con una figlia che, in virtù delle giuste e sacrosante istanze ambientaliste, gli rende la vita quotidiana impossibile. Ve lo immaginate avere Greta in casa che, nel cuore dell’inverno svedese, non ti fa accendere neanche la stufetta? Riporterò in scena personaggi classici facendo vedere una sorta di backstage delle mie caricature. E poi, c’è la politica, con un omaggio al partito più quotato al momento.
La Lega, il Pd?
No e no. Mi riferisco al partito degli indecisi che in Italia va per la maggiore. Lo spunto mi viene da slogan e nomi di movimenti realmente esistiti come “Fermo Muoviti”, nato nella provincia marchigiana oppure “Moderati in rivoluzione” che è una contraddizione in termini.
Dell’Abruzzo che ricordi ha?
Moltissimi a inizio carriera, quando mi trovavo a fare spettacoli di apertura, in supporto ad altri artisti.
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