Parthenope è nelle sale Sorrentino: «Non temo di essere sentimentale»
Il regista premio Oscar racconta il suo film passato a Cannes «È il primo, dopo nove, con una donna al centro finalmente»
«Apparentemente ambizioso ma in realtà semplice, Parthenope è un film epico e sentimentale sulle tappe della vita» dice Paolo Sorrentino presentando il nuovo atteso film che dopo il concorso al Festival di Cannes e le anteprime sold out di mezzanotte è arrivato in ben 500 sale da ieri con la nuova distribuzione PiperFilm.
«In gioventù ci si abbandona e se si è fortunati non dico che arrivi alla felicità ma puoi provare picchi estatici», prosegue il regista «poi quando si diventa adulti senti la responsabilità e anziché abbandonarti hai la vaga percezione che la vita ti stia abbandonando. Da più grande provi a vedere la vita ma è lei che non ti vede e ti volta le spalle». Il personaggio protagonista interpretato da Celeste Dalla Porta e sul finale da Stefania Sandrelli attraversa tutte queste fasi, con spregiudicatezza e in sintonia con le contraddizioni della città che abita, Napoli, e che rappresenta. «È il primo film con una donna al centro finalmente. Dopo nove con protagonisti maschili bisognava cambiare se non altro per una questione di noia», ironizza il premio Oscar. «E poi il ruolo principale rispecchia una selvaggia vitalità e mi piace immaginare che sia caratteristica femminile». Ha scoperto qualcosa sul femminile? «Niente, ho solo altre domande. C’è un errore di fondo quando a un film come a un libro si chiede di dare risposte, in casi patologici si chiede addirittura un messaggio. Non sono queste le funzioni del cinema: le domande piuttosto che le risposte. Io sono affascinato dai dubbi». Parthenope, un ideale seguito di È stata la mano di Dio, racconta una storia di gioventù che Sorrentino non ha vissuto: «Ho scritto il film attingendo a zone anonime del mio io. Mi lega a Parthenope un’idea di libertà. La protagonista non si allontana mai da questa bussola che è la libertà, che riesce a frequentare favorita anche da una città che è libera, poco giudicante, per niente perbenista». Il film è ricco, visivamente e narrativamente, come nello stile di Paolo Sorrentino che concepisce il cinema come fantasia, immaginazione al potere. «Camus diceva “la verità è noiosa”, mi fanno fare un film solo se non sono noioso, sono condannato a non dire il vero, il che non significa non raggiungere attraverso un film delle verità ma sono verità più profonde che hanno a che fare con la vergogna, il senso del pudore. La verità vera è imbarazzante». Il film è anche la storia degli incontri di Parthenope, l’amore ragazzino, il fratello suicida e poi con il professore interpretato da Silvio Orlando («un film con lui è come vincere un’esperienza di freeclymbing!»), con l’attrice ex bellissima Isabella Ferrari («Ho sentito spessissimo il pregiudizio della bellezza, non nego di aver sentito rancore per molti anni della mia vita e la maschera che indossa Flora Malva nel film mi ha aiutato molto, perché per una attrice non guardarsi allo specchio, non vedere le rughe del tempo passato, è una grande libertà»), con il laido Tesorone vescovo del Tesoro di San Gennaro interpretato da un grandissimo Peppe Lanzetta, con la rancorosa diva Luisa Ranieri («Sophia Loren non c’entra niente, nel personaggio di Greta Cool c’è l'archetipo di una star al tramonto»), con lo scrittore Gary Oldman. E su tutto e in tutto c’è Napoli, «una città che resiste a tutto e che conserva una identità imprecisa e unica e resta sempre libera». Dice Stefania Sandrelli, la Parthenope ormai anziana alla fine del film: «Il tempo passa» sospira «ma a me piace talmente tanto vivere. Sono esagerata in tutto, vorrei vivere 250 anni, ma sono felice di chiudere la mia carriera artistica con Sorrentino dopo averla cominciata con Germi». Sorrentino ha fatto gli auguri a Maura Delpero il cui Vermiglio, premiato con Leone d’argento a Venezia, è stato designato dall’Italia nella corsa all'Oscar. «Sono felicissimo che vada Vermiglio che è un bellissimo film. Io ho già fatto due volte l’esperienza, la prima indimenticabile per La Grande Bellezza e sono francamente anche sollevato perché è anche qualcosa di faticoso e impegnativo e io sono pigrissimo. È giusto così, che vada qualcuno più giovane e motivato, c’è un momento per tutto», riflette. Si augura Sorrentino che il film «emozioni, commuova, che venga visto senza filtri, mi auguro che lo vedano i giovani mi farebbe tanto piacere».