Quelle tre iscrizioni alle radici della lingua marsa 

Ad Avezzano un convegno con Cesare Letta sulle origini dell’idioma pre-latino Un’epigrafe cambia il luogo della battaglia decisiva della terza guerra sannitica

Le iscrizioni più antiche rinvenute finora nella Marsica sono tre. Due sono incise su bronzo e risalgono una alla fine del IV secolo avanti Cristo e l'altra a un secolo dopo. La terza è su pietra e risale al III secolo a.C. Le prime due sono state oggetto di un'approfondita analisi da parte del professor Cesare Letta, docente dell'università di Pisa e insigne studioso di archeologia e Storia romana, in un convegno tenutosi, nei giorni scorsi, nell'Aia dei Musei di Avezzano.
TROFEO DI GUERRA. L'iscrizione ritenuta in assoluto più antica, denominata “Caso Cantovios”, su nove righe, è un frammento di lamina ritagliato da un cinturone di bronzo. Lungo i bordi, la lamina è delimitata da forellini che servivano per la cucitura sul supporto di cuoio indossato dal proprietario del cinturone.
L'epigrafe fu ritrovata nei pressi del santuario di Angizia, vicino a Luco dei Marsi, durante i lavori di bonifica della Piana del Fucino, seguiti al prosciugamento dell'ex lago ad opera di Alessandro Torlonia e ultimati nel 1878. Il reperto si inserisce nel quadro della terza guerra sannitica, nella quale i Romani, alleati dei Latini e dei Marsi, sconfissero la federazione sannitica costituita da Sanniti, Sabini, Etruschi, Umbri e Galli.
L'interpretazione di “Calicom” in Gallicum" e di “Casontonia” in “Casuentina” ha consentito al professor Letta di localizzare la battaglia nel Casentino, in Romagna, al confine gallico, e non già in Lucania, come sostiene qualche studioso, e di stabilire con certezza la data dell'iscrizione: 294 a.C.. Il frammento di cinturone, infatti, è un trofeo di guerra stappato dal comandante marso Casone Cantovio Apruscolano al nemico, prima di morire in battaglia, e offerto dai suoi compagni alla dea Angizia. L'iscrizione faceva parte del Museo romano di Torlonia.
Nel 1950, dopo l'esproprio al Principe dei terreni del Fucino, con la Riforma agraria, dell'iscrizione inspiegabilmente si persero le tracce. Fortunatamente se ne conservano due apografi, dipinti ad acquerello, e delle foto.
IL DONO A VESONA. L'altra iscrizione, denominata il “Bronzo di Antino”, su tre righe, fu rinvenuta agli inizi dell'Ottocento nel sito archeologico dell'antica città di Antinum, oggi Civita d'Antino. In questo caso Pacio Pacuvio, magistrato (meddix) di Antinum offrì in dono il trofeo a Vesona (Vesune), una divinità italica. Sembrava che alla lamina di bronzo di Antino, custodita nel Palazzo Ferrante, a Civita d'Antino, fosse toccata la stessa sorte di quella della Collezione Torlonia. Alla fine dell'Ottocento, infatti, improvvisamente è scomparsa. Nel 1974, però, Antonio Ferrante, discendente della nobile famiglia rovetana, fa una sensazionale scoperta: l'importante reperto si trovava al Louvre: nel 1897, qualcuno di straforo l'aveva venduto al museo parigino, dove ancora oggi si trova.
Dalla trascrizione e interpretazione di entrambe le epigrafi, eseguite da Cesare Letta, è emerso che esse costituiscono una delle principali fonti di conoscenza della lingua marsa. Quella parlata dal popolo italico dei Marsi era una varietà dialettale estinta della lingua osco-umbra.
L’ARA VOTIVA. Analogo discorso potrebbe farsi per l'iscrizione su pietra, rinvenuta vicino a Trasacco. Si tratta di un'Ara votiva, dedicata al dio Fucino, e fa parte del Lapidario dell'Aia dei Musei di Avezzano. La prima iscrizione in lingua marsa, secondo il professor, risale a dopo la Guerra Sociale, combattuta tra la Lega Italica e i Romani dal 91 all'88 a.C., ed è stata rinvenuta a San Benedetto dei Marsi, l'antica Marruvium. Per l'occasioneEmanuela Ceccaroni, funzionaria della Soprintendenza, ha auspicato che tutti i reperti della Marsica, custoditi attualmente in vari depositi, possano trovare un'adeguata collocazione nel Museo per il quale dovrebbero essere messi a disposizione i Granai di Palazzo Torlonia. Analoga speranza ha espresso il commissario prefettizio di Avezzano, Mauro Passerotti che ha anche elogiato la professoressa Flavia De Sanctis per «l'impegno e la competenza con cui in questi anni ha diretto l'Aia dei Musei».
©RIPRODUZIONE RISERVATA