Risate e paura, così Simoncini ha battuto “Bulky” 

Dalla malattia alla rinascita: esce oggi l’esordio autobiografico della giovane scrittrice pescarese

PESCARA. Esce oggi per Neo Edizioni “Bulky”, opera prima di Raffaella Simoncini allieva della Scuola Macondo di Pescara. “Bulky”, che in inglese significa “ingombrante”, è anche un termine medico, oncologico, usato per indicare una massa maligna che va asportata. La protagonista Luce, ha trovato questa parola nella sua cartella clinica, e da quel momento la usa per dare un nome alla malattia e per indicare la freddezza e l’asetticità della diagnosi, delle terapie e della lunga convalescenza. Come compagna di stanza ha una donna anziana, insopportabile. Un’ex cuoca arrabbiata con il mondo, di quella rabbia che ferisce perché dice la verità. Per Luce il tempo sembra fermarsi, il senso di inadeguatezza cresce, i giorni incespicano in una grammatica nuova, che le due donne dovranno imparare per scoprire di avere in comune qualcos’altro oltre la malattia: un conto in sospeso con le proprie vite. Traendo ispirazione dal proprio vissuto, Raffaella Simoncini non ha timore di raccontare il percorso doloroso e di coraggio, ma anche di timori e risate nell’aggrapparsi alla speranza. Non edulcora e non drammatizza, nel suo romanzo la malattia è tale ma può essere anche altro. Raffaella Simoncini è nata a Milano e vive a Pescara. È tra le fondatrici dell’Associazione FonderieArs, che si occupa di arte e teatro.