Tornano i Premi Flaiano, il direttore artistico Milani: «Coerenti e fuori dalle mode, raccontiamo il Paese»

5 Giugno 2025

Dal 29 giugno a Pescara il festival che mette al centro le storie e le persone. In gara anche Favino e Ozpetek. A decretare il vincitore sarà una giuria popolare

PESCARA. Dal 29 giugno al 4 luglio torna nell’Aurum il Flaiano Film Festival, giunto alla sua 52esima edizione. Sei giornate di programmazione gratuita e aperta al pubblico, nell’ambito dei Premi Internazionali Flaiano, che si concluderanno domenica 6 luglio. Quest’anno il festival sarà seguito in diretta su Rai News e in differita su Rai 3, mentre il Centro è media partner ufficiale. Tre le sezioni in programma: il Concorso Flaiano Opera Prima e Seconda, il Panorama Italiano e una retrospettiva dedicata a Gianni Amelio, nell’ottantesimo anno dalla nascita del regista.

Alla guida del festival, per il settimo anno consecutivo, Riccardo Milani, regista e sceneggiatore. Glielo abbiamo chiesto apertamente: crisi del settimo anno? «Macché crisi. È un rilancio totale. Anzi, forse più degli altri anni sento il bisogno di spingere in avanti, di crescere insieme al festival e a questo pubblico che ci segue con passione».

«Sono un estimatore del premio da tempo, da quando nel 2003 ricevetti un riconoscimento per Il posto dell’anima, film a cui sono legatissimo. Flaiano è una figura di riferimento per chi fa questo mestiere, ma anche per il pubblico», ha proseguito Milani, «ci vuole coraggio a raccontare con ironia i difetti di un Paese. Flaiano lo ha sempre fatto. Tenere il suo sguardo come riferimento significa non perdere l’occhio critico ed etico sulla realtà che ci circonda».

Sul palco dell’Aurum si alterneranno film che raccontano l’Italia di oggi, tra storie di migrazione, famiglie complesse, lavoro e ricerca d'identità. «Anche quest’anno abbiamo scelto il cinema italiano», afferma Milani, « e sono felice dei titoli in programma. Sono film che mi hanno fatto pensare, che mi hanno dato stimoli, che non si allineano a ciò che è solo moda».

Nel Flaiano Opera Prima e Seconda saranno in gara: Criature di Cécile Allegra (con Marco D’Amore presente in sala il giorno della proiezione), Io e il secco di Gianluca Santoni, L’ultima settimana di settembre di Gianni De Blasi, Troppo azzurro di Filippo Barbagallo, I bambini di Gaza di Loris Lai, e La vita da grandi di Greta Scarano. Il pubblico, attraverso una giuria popolare, decreterà il film vincitore durante la serata finale. Sempre il direttore artistico ha insistito sulla natura «indipendente» di un festival «non allineato, con una propria identità. Questo è il nostro obiettivo: raccontare bene il paese».

Nel Panorama Italiano ci saranno, tra gli altri, Napoli - New York di Gabriele Salvatores, con Pierfrancesco Favino, Confidenza di Daniele Luchetti, Diamanti di Ferzan Ozpetek, La grande ambizione, il film sulla vita di Enrico Berlinguer di Andrea Segre, Follemente di Paolo Genovese e Familia di Francesco Costabile. «Abbiamo riportato le storie dell’Italia al centro della scena.» Milani poi spende parole d’amore per il capoluogo abruzzese «Pescara è una città importante, e il festival è la sua punta di diamante».

Sull’attualità del cinema, Milani sottolinea: «Viviamo in un tempo in cui l’algoritmo e l’intelligenza artificiale condizionano perfino il gusto. Io preferisco cercare lo sguardo umano. Questo festival è una scelta etica prima ancora che estetica». Continua il regista «il fattore umano è al centro. È fondamentale nella vita, nella politica, nella comunicazione, nella cultura. Mi piace pensare che questo festival rappresenti anche una forma di umanesimo da recuperare, un umanesimo cinematografico che ci porti a guardare di nuovo l’altro».

E poi c’è Flaiano, che resta un faro e indica la strada. «Flaiano è letteratura, è cinema, è teatro, è comunicazione», ha ricordato Milani in conferenza stampa. E proprio per questo, i Premi non si limitano al cinema, ma attraversano e coronano cinque grandi ambiti culturali: Letteratura, Cinematografia, Teatro, Televisione e Radio. Un orizzonte largo, come quello esplorato da Ennio Flaiano, che continua a suggerire chiavi di lettura del nostro tempo.

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