“Un anno difficile”: ecologia e consumismo si scontrano col sorriso

26 Novembre 2023

Presentato fuori concorso il film dei registi di “Quasi amici” Commedia e grottesco per raccontare due sfigati scrocconi  

TORINO. Eco-attivisti, sovra indebitamento, consumismo ed ecologia. Non si può dire che “Un anno difficile” di Eric Toledano e Olivier Nakache, passato ieri fuori concorso alla 41ª edizione del Torino Film Festival e in sala dal 30 novembre con I Wonder, manchi di attualità.
Ma, nonostante i temi forti, i registi di “Quasi amici” non tradiscono l'appuntamento con la commedia e il grottesco e così mettono in campo come protagonisti due sfigati scrocconi come Albert (Pio Marmaï) e Bruno (Jonathan Cohen) che incontrano solo per caso l’ecologia. Accade quando entrambi si imbucano a un aperitivo, totalmente gratuito, di eco-attivisti dove vengono serviti tutti prodotti, comprese le patatine, scadute: uno schiaffo al mercato sciupone che butta tutto prima del tempo.
Un ambiente molto radical chic e ricco, questo dei sostenitori di un mondo pulito come si vede bene nella casa della loro leader, interpretata da Noémie Merlant, che abita un enorme appartamento in pieno centro di Parigi. Ovvero cinquecento metri quadri, ma tutti nel segno dell'ecologia privi come sono di ogni mobile, di ogni sedia proprio come vuole il motto-tormentone di questi attivisti: «Prima di comprare una cosa pensa se ti serve davvero». Va detto che tra mille avventure, sotterfugi e azioni di protesta timidamente partecipate, per i due amici arriverà anche un’inaspettata occasione di redimersi e rimettere ordine nelle loro vite. Il film, spiegano i registi, «nasce da un contrasto che abbiamo notato durante la pandemia: allora c’erano le strade deserte, le serrande dei negozi abbassate, gli aerei fermi a terra, la gente alle finestre. Poi abbiamo trovato su internet un video di giovani attivisti che cercavano di impedire alla folla di entrare in un grande magazzino durante il Black Friday. Per noi, quella era una fotografia dell’epoca storica che stavamo vivendo: due visioni del mondo che si scontravano. Perciò il film», continuano, «è caratterizzato da campi-controcampi, da due movimenti, come un valzer». E ancora Toledano e Nakache: «Siamo cresciuti negli anni Ottanta. La nostra generazione è quella dell’abbondanza consumistica e, un giorno, ci siamo svegliati con i nostri stessi figli che parlavano di muri, di collasso e della necessità di cambiare. Abbiamo così dovuto fare i conti con giovani che soffrono sempre più di eco-ansia e non è un caso se il film è attraversato dall’evocazione dell’immagine di ponti. Per noi si trattava infatti di collegare due temi come se fossero due sponde: il sovra-indebitamento e l’ecologia. Apparentemente c’entrano poco l’uno con l’altro, ma degli appartamenti vuoti possono evocare storie diverse: la recente visita di ufficiali giudiziari o il desiderio di una vita austera, minimalista e in decrescita».
Non manca un riferimento all’Italia: «Nella vostra commedia», sottolinea Nakache, «l'arma letale è il personaggio furbo, a volte disonesto, irresponsabile, sfortunato e arrogante che rincorre la dignità umana, il riconoscimento sociale o una relazione romantica. Dunque la sfida consisteva nel riuscire a rendere piacevoli questi adorabili falliti, poiché il loro disordine apparente non poteva essere rappresentato da una linearità troppo schietta»