8 maggio

Oggi, ma nel 1844, a Roma, Papa Gregorio XVI, con la lettera enciclica “Inter precipuas”, dal latino “Tra le principali macchinazioni”, metteva fuori mercato tutte le edizioni della Bibbia non espressamente autorizzate dalla Santa sede o comunque dall’Autorità ecclesiastica, dichiarandole sacrileghe. Stessa sorte toccava anche ai traduttori e agli editori di quelle pubblicazioni che saranno ritenuti eretici. In particolare l’attacco di Bartolomeo Cappellari (nella foto, particolare), era rivolto alle associazioni bibliche sorte per fronteggiare la richiesta, particolarmente del mondo protestante acattolico, di versioni in lingua volgare.
Con lo stesso provvedimento papalino, che era il nono ed ultimo del genere del pontificato, il massimo capo della Chiesa cattolica, originario di Belluno, classe 1765, elevato sul soglio di San Pietro il 2 febbraio 1831, esponente apicale della cristianità numero 254 quale successore di Pio VIII, che rimarrà in carica fino all’1 giugno 1846 per cedere il seggio a Pio IX, non disapprovava la lettura della Sacra scrittura in volgare. Allineando il proprio credo alle idee dette ultramontane avanzate in quel torno di tempo. Innovazioni che condurranno anche al Concilio Vaticano primo, che si terrà dall’8 dicembre 1869 al 20 ottobre 1870 nella Città eterna. Sperando oltremodo, col volgare rispetto al latino, di ottenere la massima diffusione della pratica della frequentazione della Parola di Dio.
Ma con l’accorgimento necessario che tali traduzioni fossero «approvate dall'autorità ecclesiastica e corredate da note esplicative di Padri della Chiesa o di altri dotti e cattolici studiosi». Ciò per mettere al riparo le "anime deboli" e in buona sostanza gli ignoranti dalla propaganda fuorviante e dai volumi contenenti impurità date dalle interpretazioni eccessivamente personali e dalle non infrequenti aggiunte fuorvianti. Era comunque un’ampia apertura verso la modernità da parte di colui che -oltre a far deviare il corso del fiume Aniene, nelle viscere del Monte Catillo, il 7 ottobre 1935 a Tivoli- sarà anche il primo Sommo Padre immortalato in un dagherrotipo: ancora nella cittadina della Villa Adriana, il 2 ottobre 1845, nel gabinetto scientifico dell’abate Vittorio Della Rovere, gesuita annoverato tra i pionieri della fotografia nel Belpaese.