Uomini, bestie, piante: le Vite di Sannicandro 

L’artista teramano espone fino al 22 agosto la sua produzione recente nell’abbazia di Santa Maria Propezzano, a Morro d’Oro

TERAMO. «Tutta la tecnologia del mondo non potrà mai avere la grazia e l’imperfezione di uno scritto fatto a mano, impossibile anche da replicare o copiare. Non tutto oggi è riproducibile al computer e nulla può essere originale come un disegno o un dipinto, che, di fatto, è unico»: nell’epoca della seriale riproducibilità tecnica, l’artista teramano Fabrizio Sannicandro difende lo statuto di unicum dell’opera d’arte e del manoscritto, coniugando entrambi nella bella mostra personale “Vite”, in corso nella duecentesca abbazia di Santa Maria Propezzano, agro di Morro d’Oro, a cura della psicologa ed ecopsicologa Ilaria Ponzi.
Nei due suggestivi grandi ambienti al primo piano, ricavati dove erano le celle dei frati benedettini, che corrono intorno al chiostro e all’esterno affacciano sui vigneti e sull’intera catena del Gran Sasso, sono esposte 34 opere recenti di Sannicandro e, in uno studiolo ritagliato ad hoc, i 48 scritti autobiografici e rigorosamente vergati a mano inviati all’artista da tutta Italia dopo la sua chiamata alle arti. I testi, lunghi brevi brevissimi, arrivati nell’arco di tre mesi, hanno ispirato all’artista l’opera corale “Segni di Vite” che apre il percorso espositivo: 48 pannelli a carboncino, grafite, pastelli cretosi, gessetti, monocromatici e dalla forte valenza segnica, in cui le singole esistenze diventano un corpo unico. Togliere più che aggiungere, puro segno per ricondurre la figura all’essenza, rifiuto della pittura materica, amore per i supporti naturali, il legno, la tela vecchia di lino, juta, canapa trattata con sapienza, la sperimentazione dei materiali, sono le direttrici su cui l’artista abruzzese costruisce questa produzione recente, che fonde con sensibilità e maestria racconto collettivo e individuale e sposa i frammenti di esistenze fissati nei quadri a un luogo e a un’architettura pieni di natura, storia, arte.
Polisemico il titolo della mostra, “Vite”, significando sia le esistenze di creature umane e animali sia la pianta mediterranea che dona il frutto e il vino, che circonda l’abbazia con le coltivazioni dell’azienda vinicola De Strasser, il cui titolare, discendente della famiglia Savini, è proprietario del complesso abbaziale e ospite della mostra. Quattro le sezioni in cui è declinata la personale di Sannicandro, liceo artistico a Teramo e Accademia di Belle Arti a Bologna negli anni Ottanta, artista quotato a livello nazionale come pittore, ma anche come illustratore, grafico, autore di fumetti: “Vicinanza”, che con “Segni di Vite” apre il percorso espositivo, esprime il senso del contatto con l’altro; “Collezione di attimi”, spazio dedicato all’assolutezza del tempo, con figure quasi astratte colte nella sospensione dell’attimo; “Terre e Anime” si articola attraverso figure archetipiche idealizzate, che richiamano la memoria collettiva locale; “Bestiario Amoroso”, con immagini dedicate all’intesa assoluta tra l’umano e l’animale. Fino al 22 agosto, solo il venerdì, sabato e domenica, dalle 18 alle 22.