Abusi su una bambina di 9 anni, condannati patrigno e madre

L’uomo, un 45enne, era stato smascherato dalle telecamere nascoste dai carabinieri in camera. Ora dovrà scontare 13 anni e 3 mesi di reclusione; 6 anni e 6 mesi alla donna che non l’ha fermato
L’AQUILA. La Corte d’Appello dell’Aquila ha pronunciato ieri due condanne pesanti, pur ridotte rispetto al primo grado, per la violenza sessuale ai danni di una bambina di nove anni. Il patrigno, un 45enne siciliano con precedenti, dovrà scontare 13 anni e 3 mesi di reclusione. Per lui i giudici hanno escluso la recidiva, ma l’impianto accusatorio resta intatto. Sei anni e sei mesi invece alla madre, a cui sono state concesse le attenuanti generiche.
In precedenza il tribunale di Pescara aveva inflitto pene più severe: 17 anni a lui, 9 a lei. Gli abusi erano durati quasi un anno, dall’estate del 2022 a quella del 2023, consumandosi tra le mura di una casa di un centro della Val Pescara dove la bimba viveva un silenzio imposto e fragile. A spezzarlo fu una confidenza fatta a un’amichetta, un sussurro diventato denuncia grazie al padre naturale della minore, che non ha esitato a rivolgersi ai carabinieri. Da lì, la svolta.
Gli investigatori installarono microcamere e cimici nell’abitazione, seguendo passo dopo passo ciò che accadeva tra quelle pareti. Fino al giorno in cui l’occhio elettronico registrò la violenza in diretta. I militari intervennero subito: l’uomo reagì, insultò, cercò di opporsi, ma da quel momento non ha più lasciato il carcere. In primo grado era stato assolto per il reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Alla sbarra è finita anche la madre, ritenuta responsabile di aver concorso nel reato di violenza sessuale, non per averla posta in essere, ma per non aver impedito al suo compagno di avere quelle attenzioni morbose verso la minore che avevano portato poi agli atti sessuali. A insospettire gli inquirenti era stato anche una diretta Facebook, pubblicata dall’imputato. Confermata la provvisionale da 60mila euro, l’interdizione dai pubblici uffici e il pagamento delle spese processuali.
La bambina, oggi dodicenne, ha vissuto un lungo percorso di protezione. Dopo l’allontanamento dalla casa, fu collocata in una struttura sicura fino a quando, lo scorso anno, ha potuto ritrovare il padre naturale, assistito dall’avvocato Andrea Marino. La potestà genitoriale era stata sospesa alla madre dal tribunale per i minorenni dell'Aquila e la decadenza definitiva è rimasta in vigore anche dopo l’appello.
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