Aiuti di Stato, Chiodi attacca il governo
Il presidente uscente della Regione: «Il terremoto non può essere confinato a problema locale»
L’AQUILA. Sugli aiuti di Stato, il presidente uscente della Regione Gianni Chiodi definisce «inaccettabili le decisioni del ministero».
«Non possiamo accettare quanto deciso dalla conferenza Stato-Regioni a proposito dei criteri fissati per le aree da inserire nella Carta degli aiuti di Stato. Il terremoto, che ha devastato il territorio aquilano ed ha fiaccato l’economia e lo sviluppo di un’intera regione, non può essere confinato a problema locale, lasciando agli amministratori regionali il compito di risolvere i grandi problemi ancora in attesa di soluzione. Il governo italiano e l’Europa, per le proprie competenze, hanno il dovere di supportare con tutti i mezzi a disposizione il rilancio e la ricostruzione dell’economia, senza per questo penalizzare altri ambiti del territorio abruzzese».
Così in una lettera inviata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, il presidente della Regione polemizza con la bocciatura della proposta avanzata dalla sua amministrazione di riconoscere, nella zonizzazione delle aree da inserire nella Carta degli aiuti di Stato, una quota di popolazione pari a 377 mila abitanti. Proposta irricevibile, secondo il ministero, perché sfora i parametri stabiliti nella Conferenza delle regioni, che prevedono un plafond massimo di 251 mila abitanti.
«Se passasse questa tesi», spiega il governatore Chiodi, «ci troveremmo a dover escludere la città dell’Aquila dall’area che dovrebbe beneficiare delle risorse. Senza contare che verrebbe a interrompersi quel cammino di ripresa delle attività produttive che sta interessando le grandi imprese. Se il governo vuole questo, se ne assuma pienamente le responsabilità di fronte alla popolazione aquilana e abruzzese. La nostra proposta andava in tutt’altra direzione, vale a dire non ricomprendere l’area del cratere dal numero di abitanti, pari a 251 mila, deciso dall’Unione europea come destinatari degli aiuti. Una considerazione, la nostra, più che legittima in virtù di un evento, come il sisma del 2009, che non può essere liquidato come fatto locale, né tantomeno come un episodio ormai metabolizzato. A tutto questo», conclude Chiodi, «non possiamo dare il nostro assenso e mai accetteremo di condividere criteri ragionieristici che confliggono con le esigenze reali di un territorio che il terremoto del 2009 ha colpito al cuore».
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