Aquilano trovato morto alle Canarie 

Mistero a tre giorni dal rientro in Italia dopo due mesi di rinvii del volo a causa delle restrizioni. Si indaga a tutto campo

L’AQUILA. Tre giorni, non di più. Tanto mancava al volo che da Las Palmas, città principale dell’isola atlantica di Gran Canaria, lo avrebbe riportato in Italia. Dopo aver atteso oltre due mesi di poter rientrare a casa, rinviando periodicamente il check in a causa delle restrizioni ai collegamenti internazionali dovute al Covid-19, Stefano Ratini aveva già fatto le valigie ed era pronto a tornare dai suoi amici all'Aquila e Lucoli, lì dove la sua famiglia era originaria. Ieri, invece, è stato ritrovato morto sulla calle Nicolás Estévanez sul lungomare di Las Canteras, una delle migliori e più affollate spiagge urbane delle Canarie.
ALBA DI MORTE. Il ritrovamento poco dopo l’alba, intorno alle 6 locali, in un punto che a quell’ora inizia a riempirsi di turisti e residenti. Ratini è stato rinvenuto nelle vicinanze dell’abitazione di cui era ospite, in cui vivevano altri italiani. Inutile qualsiasi soccorso, gli inquirenti hanno avviato le indagini che non escludono nessuna pista.
CHI ERA. Nel giro di qualche ora la notizia si è diffusa tra gli amici dell’uomo che avrebbe compiuto 48 anni a settembre. Autore e operatore culturale, aveva compiuto studi umanistici alla Sapienza e, in passato, aveva anche vissuto temporaneamente a Londra. Si era trasferito alle Canarie negli ultimi due anni, ma tornava nel capoluogo con una certa frequenza. Il suo rientro era previsto sin dall’inizio della primavera, ma il lockdown aveva costretto Ratini ad annullare più di un volo. Di recente era stato anche ricoverato nell’ospedale locale. In lacrime l’avvocato Angelo Maleddu, nominato per amministrare i beni patrimoniali di famiglia, ma soprattutto coetaneo e amico di Ratini. «Ci conosciamo dai tempi dell’università, quando avevamo preso casa insieme», spiega. «Le sue qualità umane erano enormi. Non ha avuto una vita facile: negli ultimi anni si è ritrovato da solo anche se tante persone, come me, gli volevano bene. Ha sofferto, ma ha anche saputo godere e apprezzare il bello della vita». Non aveva fratelli o sorelle ed entrambi i genitori erano morti da tempo. A volte viveva nella casa di famiglia a Lucoli Alto. Agli amici che andavano a trovarlo lì, amava raccontare le corse di suo padre, durante la Seconda guerra mondiale, che dal giardino di quell’abitazione si rifugiava nei boschi circostanti per sfuggire alle rappresaglie nazifasciste. «Tragedie come questa», valuta il sindaco di Lucoli Valter Chiappini, «ci spingono a interrogarci sul vero valore dell’esistenza di ciascuno di noi. Su quanto riusciamo o non riusciamo a fare nei confronti di chi è solo». Il parroco di San Giovanni Battista, don Amedeo Passarello, ha celebrato una messa in suffragio. Lo stesso ha fatto padre Giuseppe De Gennaro dell’Università della Preghiera a cui Ratini ha fatto riferimento, anche logisticamente. «Sono sconvolto», spiega Emilio Zaccarini proprio dalla struttura. «Mi chiamava “il fratello troppo grande” o il “padre troppo giovane”, perché eravamo legati da un affetto enorme. Sapeva farsi voler bene e ci era stato vicino, anche nel gestire le difficoltà della nevicata del 2012». Nelle prossime ore verranno definite le modalità del rientro della salma.
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